Su decisione della Corte Suprema, grazie alla denuncia di 25 giovani e bambini, il governo colombiano è stato condannato a presentare entro 4 mesi un piano di azione contro la deforestazione amazzonica, principale causa del cambio climatico nel Paese. I ragazzi: «Non occorre essere presidenti o ministri. Tutti possiamo cambiare il mondo»

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Nonostante gli impegni internazionali sottoscritti dalla Colombia per frenare la depredazione di legname dalla foresta, secondo dati dell’Istituto di Idrologia, Meteorologia e Studi Ambientali (Ideam) citati dal portale specializzato Mongabay, nel 2016 il disboscamento fraudolento è aumentato del 44% rispetto all’anno precedente (quasi 180 mila ettari di boschi nativi persi), e le Ong del settore avvertono di un probabile ulteriore peggioramento della situazione.

25 giovanissimi – tra i 7 e i 26 anni di età – si sono allora fatti coraggio e, attraverso Dejusticia, centro di studi giuridici e sociali di Bogotá del quale fa parte una di loro, l’avvocato Gabiela Eslava, hanno denunciato per questo il governo colombiano. E hanno vinto! «Oggi abbiamo vinto la causa per la ‘tutela delle generazioni future e cambiamento climatico’!», ha postato su Facebook Valentina Rozo Ángel, una dei 25. «Dopo un anno di lavoro, con molto stress, lacrime e una grande amicizia con Gabriela Eslava – continua -, oggi i giornalisti ci hanno domandato come ci sentivamo per avere vinto qualcosa che tutti tacciavano di “simbolico”, e credevano che non sarebbe stato accolto dalla Corte… Questa sentenza mostra che non abbiamo bisogno di essere presidenti, ministri o alti funzionari per cambiare il mondo. Lo possiamo fare tutti».

La “tutela giuridica”, azione legale presentata dai ragazzi, è definita dal dizionario come un “procedimento di richiesta di protezione dei diritti delle persone dispensato da giudici e tribunali”.

L’eccezionalità, il gran precedente stabilito dalla sentenza, è che in questo caso, le persone da proteggere sono “le generazioni future”, ovvero, non sono ancora nate, e l’ambiente naturale (in questo caso, la foresta amazzonica) è un soggetto di diritto, come lo è nella legislazione dell’Ecuador, per esempio. L’unico caso analogo, nel quale l’Amazzonia è stata considerata titolare dei diritti di protezione, manutenzione e riparazione a carico dello Stato, è la causa del fiume Atrato, nel quale la Corte Costituzionale ha difeso la foresta.

«Noi siamo troppo giovani per frenare il cambiamento climatico e la deforestazione, ma saremo vittime dirette delle decisioni che si stanno prendendo oggi», dichiarò Gabriela Eslava alla Corte, all’inizio del procedimento. Secondo i calcoli dell’Ideam, infatti, a causa del cambiamento climatico la temperatura in Colombia potrebbe aumentare di 1,6 gradi per l’anno 2041, e ciò provocherebbe una riduzione delle piogge di circa un terzo, con gravi conseguenze sul territorio.

La giovane avvocato è stata lapidaria: «Saremo noi allora a vivere un futuro minacciato dal riscaldamento globale, e per questo vogliamo azioni concrete».

La Corte di Cassazione Civile (di ultima istanza) ha accolto questa tesi ed ha emesso una sentenza che segnerà un prima e un dopo in materia di giustizia ambientale nel Paese e in America Latina. Non solo dà ragione ai giovani, ma ha determinato che il governo è stato inefficiente nella protezione dei diritti delle generazioni future. Siamo infatti di fronte a “un danno imminente e grave”, si legge nella sentenza, poiché la deforestazione provoca, com’è noto, «l’emissione di diossido di carbonio verso l’atmosfera, producendo l’effetto serra, che trasforma e frammenta gli ecosistemi ed altera le risorse idriche». Lo sapevamo già, ma ora è scritto nero su bianco nella giurisprudenza colombiana, alla quale potranno accogliersi i promotori di procedimenti giudiziari simili.

Ma in che consiste la condanna al governo? Non si limita a un generico avvertimento.

La Corte ordina alla Presidenza della Republica e alle autorità nazionali, regionali e municipali rispettive, di adottare un piano di azione nel corto, medio e lungo termine per proteggere la regione amazzonica, piano che dovrà essere presentato entro 4 mesi dalla pubblicazione della sentenza. Il piano dovrà contenere un “patto intergenerazionale per la vita dell’Amazzonia colombiana” nel quale si adottino misure dirette all’eliminazione della deforestazione e alla riduzione emissioni di gas a effetto serra, con precise strategie nazionali, regionali e locali preventive, obbligatorie, correttive e pedagogiche. Inoltre, tutti i comuni del territorio amazzonico dovranno modificare entro 5 mesi i loro piani di ordinamento territoriale per eliminare la deforestazione, mentre le forze dell’ordine egli enti di difesa dell’ambiente dovranno stabilire un piano di risposta celere alle denunce pervenute all’Ideam.

Finora, nessun rappresentante degli enti pubblici condannati ha rilasciato dichiarazioni.

«Per la prima volta nella storia del Paese – ha pubblicato il settimanale Semana sostenible – un organismo giudiziario riconosce che il cambiamento climatico ha effetti potenzialmente dannosi sulla salute e sulla vita umana, e ordina allo Stato di effettuare azioni concrete per mitigarlo».

Secondo César Rodríguez Garavito, direttore di Dejusticia e avvocato dei 25 giovani, «costituisce un passo fondamentale sulla linea che altri alti tribunali stanno seguendo nel mondo. In questo caso, oltre a raccogliere il consenso scientifico circa l’importanza dei boschi nella mitigazione del cambiamento climatico, dichiarando l’Amazzonia soggetto di diritto, permette di proteggere questo ecosistema essenziale per la Colombia e per l’umanità intera».

Di Silvano Malini

Articolo pubblicato il 7 aprile 2018 su Città Nuova

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