In Venezuela, Julio Borges, presidente del Parlamento controllato dall’opposizione, ha annunciato la convocazione per il prossimo 16 luglio di un referendum per stabilire se i cittadini sono favorevoli o contrari all’organizzazione dell’Assemblea Costituente voluta dal presidente Nicolas Maduro, i cui delegati dovrebbero essere scelti due settimane dopo, il 30 luglio. Si tratta di una convocazione simbolica, visto che il Tribunale supremo di giustizia ha annullato i poteri del Parlamento. Questo, mentre continua il braccio di ferro tra l’esecutivo e la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz che ha lanciato pesanti accuse contro il regime. Intanto un nuovo urgente appello al dialogo tra governo e opposizione, per evitare un ulteriore spargimento di sangue, è stato lanciato dal presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela, mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, in Colombia per partecipare all’ assemblea plenaria dei vescovi locali. Il servizio di Paolo Ondarza:

La crisi sociale e politica del Venezuela è gravissima – ha detto mons. Padrón – e senza dialogo si rischia un ulteriore spargimento di sangueIl presule ha affermato di non essere a conoscenza degli annunci di una possibile mediazione della chiesa venezuelana o del governo colombiano nella crisi; quindi ha ribadito come tre mesi di proteste ininterrotte nel suo Paese siano un segno evidente della criticità in cui vive il popolo.

Preoccupazione da mons. Padrón Sánchez è stata manifestata per la mancanza di chiarezza sul tema dei diritti umani: attualmente – spiega un comunicato diffuso sul sito dei vescovi colombiani – in Venezuela si parla di circa 85 persone, principalmente giovani, morte nel corso delle dimostrazioni, ma non si conoscono i dettagli di come tutto ciò sia accaduto. Il presidente dei vescovi venezuelani cita racconti di varie tipologie di violazioni dei diritti umani nelle forme meno pensate”.

Per la Chiesa venezuelana, riferisce il capo dell’episcopato, in questo momento non è né prudente né necessario un processo costituente così come voluto dal governo: “I vescovi già lo scorso 3 maggio hanno dichiarato che una nuova Costituente non ha alcun senso”.  Tre i motivi di questo rifiuto: la Costituzione venezuelana è recente, essendo stata aggiornata nel 1999; il governo Maduro ha sempre definito la Costituzione venezuelana come la migliore del mondo; infine secondo la Chiesa una nuova Costituente potrebbe aprire ad una forma comunista e marxista di organizzare la società”.  

La vera urgenza in Venezuela, secondo mons. Diego Rafael Padrón Sánchez non è una nuova Costituzione, ma la risoluzione dei problemi legati alla mancanza di cibo, medicina, libertà e rispetto della dignità umana. Secondo il presidente dei vescovi venezuelani in questo momento la Chiesa nel Paese non è perseguitata, ma il suo lavoro è ostacolato. Il presule esclude che l’episcopato venezuelano possa incontrare il Papa durante il suo prossimo viaggio apostolico in Colombia, dal momento che ci sono state già diverse opportunità per far conoscere a Francesco la situazione del Paese. “La Chiesa – ha concluso – difende la dignità della persona umana e sostiene il popolo nella lotta per il rispetto dei diritti umani”.

Fonte: Radio Vaticana