Il Movimento politico per l’unità in Italia e l’Università Sophia propongono un confronto su scienza, economia, ambiente e politica del dopo pandemia. Il 30 aprile dalle ore 17,30 sul canale Youtube di Sophia University.
I cambiamenti climatici e la diffusione di nuovi virus sono una bomba ad orologeria e hanno la loro origine soprattutto dagli allevamenti intensivi e dalla deforestazione. Che cosa può e deve fare una politica coerente, attenta al bene comune? In altri modi è la domanda che si pone lo scrittore e saggista statunitense Jonathan Safran Foer: «Possiamo salvare il mondo prima di cena?».
Si, perché il clima siamo noi. Ciò significa l’impegno a contrastare «la più grande crisi che l’umanità abbia mai dovuto affrontare». La nostra generazione, dopo il Coronavirus, è chiamata a cambiare radicalmente stili di vita, alimentari e non. L’alternativa è il rischio dell’estinzione di massa e tuttavia l’emergenza ambientale non spaventa ancora la maggioranza dell’opinione pubblica.
“Prima di cena” vuol dire, ad esempio, eliminare il consumo di carne da allevamenti intensivi di bovini, suini, polli. Una delle cause principali del cambiamento climatico. Dobbiamo salvare il mondo trasformato in una immensa fattoria a cielo aperto. Stiamo parlando di 60 miliardi di capi di bestiame all’anno che provocano l’abbattimento su vasta scala o incendio delle foreste.
Ci troviamo alla fine dell’ “antropocene” dopo la Rivoluzione industriale del 1750.Per salvare il pianeta e noi stessi dobbiamo tornare, soprattutto i giovani, ad un nuovo umanesimo. «Per l’uomo è tempo di ritrovare se stesso», afferma Edgar Morin. alla soglia dei 100 anni, leggendo l’attualità dell’emergenza ecologica e della pandemia.
Il padre del “pensiero complesso” avverte che stiamo vivendo una triplice crisi: quella biologica di una pandemia che ci minaccia tutti indistintamente; quella economica evidenziata da provvedimenti restrittivi e quella della civiltà, costretti a passare dalla mobilità sfrenata all’immobilità.
Potrebbe essere una “crisi esistenziale salutare” se ritroviamo un umanesimo basato su etica, solidarietà e responsabilità. Verso questo nuovo umanesimo va l’associazione amici della generazione Thumberg, nata per sancire un patto intergenerazionale.
Per Trump si tratta solo di profeti di sventura. Ma studiosi di tutto il mondo, come il filosofo francese Bernard Stigler, pensano che i ragazzi di Greta reclamino semplicemente il futuro. Vanno,perciò,non solo ascoltati ma supportati.
Stefano Mancuso, botanico di fama internazionale esperto di neurobiologia vegetale, propone un nuovo Patto per la Terra. Egli immagina la prima “Carta dei diritti dei viventi scritta dalle piante”: «Finalmente la Nazione della Piante, la più importante, diffusa e potente nazione della Terra, prende la parola».
Come genitori premurosi, dopo averci reso possibile vivere, vengono a soccorrerci vedendo la nostra incapacità a garantirci la sopravvivenza. Insieme scriviamo una vera e propria Costituzione su cui costruire il nostro futuro di esseri umani rispettosi della Terra e di tutti gli esseri viventi: «La Terra è la casa comune della vita. La sovranità appartiene ad ogni essere vivente».
Le comunità naturali hanno diritti inviolabili come società basate sulle relazioni fra gli organismi che le compongono. È garantito il diritto all’acqua, al suolo e all’atmosfera puliti. È vietato il consumo di qualsiasi risorsa non ricostruibile per le generazioni future. Ogni essere vivente ha diritto di transitare, trasferirsi, vivere nel Pianeta senza alcuna limitazione. Il mutuo sostegno fra le comunità naturali di soggetti viventi è uno strumento di convivenza e di progresso.
Come salvare l’ambiente? Non bastano più impegno e sensibilizzazione. Occorre agire sulle politiche. Dopo sessant’anni di battaglie è l’ora di una grande alleanza per un ‘agenda politica pro clima tra giovani volontari, scienziati, economisti, politici.
Il Green New Deal dell’Unione europea può essere l’inizio della svolta. Lo stesso concetto di sviluppo sostenibile deve entrare nella Costituzione per un nuovo umanesimo ecologico, a custodia della casa comune. Non abbiamo un Pianeta B.
Il capitalismo ha colonizzato la Terra, il pianeta di tutti, afferma Vandana Shiva, una dei massimi esperti di ecologia sociale. È urgente liberarsi dalle illusioni create dalla fede in un modello economico di crescita illimitata.
Questo paradigma che ha favorito il monopolio delle risorse globali da parte dell’1% della popolazione mondiale, ha provocato la crisi epocale del 2008, della pandemia del 2020, la crisi umanitaria dei milioni di migranti, insieme alle guerre locali, ai cambiamenti climatici. Ora si sta scontrando con i limiti ecologici del Pianeta, portandolo al collasso.
La storia dell’uomo è una storia di colonizzazioni. Oggi le prede sono la natura e la maggior parte delle popolazioni tenute in povertà. Dobbiamo invece imparare a pensarci come un’unica specie che condivide la responsabilità di abitare la Terra. È il cambio di paradigma necessario per superare i contraccolpi della democrazia liberale in crisi e del turbocpaitalismo, per non rinunciare alla prospettiva di un futuro sostenibile.
L’economista Luigino Bruni ha parlato di quaresima del capitalismo. Il filosofo e teologo Jesus Moran porta la sua riflessione sulla condizione umana. Siamo un corpo sociale ferito dalla pandemia. Siamo anche corporeità, componente essenziale dell’esistenza personale, troppo dimenticata dalla rivoluzione tecnologica del trans-umanesimo, del post-umanesimo. Siamo corpo, siamo carne, affermava Ortega y Gasset. Siamo corpo come volto, per Levinas. Siamo un corpo sociale, per la salute del quale deve nascere ora un grande movimento interdisciplinare e civile per la salute pubblica.
Qui il link all’evento promosso da Mppu Italia e Isituto universitario Sophia
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