di Paolo Balduzzi
Fonte: www.unitedworldproject.org/
20 Febbraio 2018
Sette proposte alla politica italiana per una nuova agenda sulle migrazioni.
Riforma della legge sulla cittadinanza, nuove modalità di ingresso in Italia, regolarizzazione su base individuale degli stranieri “radicati”, abrogazione del reato di clandestinità, ampliamento della rete Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) valorizzazione e diffusione delle buone pratiche, effettiva partecipazione alla vita democratica.
Eccoli i sette punti del documento programmatico elaborato da 18 tra enti e associazioni cattolici impegnati a vario titolo nell’ambito delle migrazioni.
Una vera e propria “agenda per le migrazioni” dunque, che nasce sulla scia di “Ero Straniero”, una campagna culturale per una legge di iniziativa popolare con l’obiettivo di cambiare un racconto, superare la legge italiana sull’immigrazione denominata “Bossi-Fini” – ovvero, la legge italiana che ha avviato procedure restrittive per l’immigrazione in Italia ed è stata criticata soprattutto per la possibilità di rimpatrio per migliaia di migranti verso Paesi dove non sono rispettati i diritti umani – e vincere la sfida puntando su accoglienza, lavoro e inclusione. Una campagna che ha raccolto oltre 85.000 firme.
«Più siamo meglio è» – racconta Flavia Cerino, avvocato civilista che si occupa da tempo di formazione per gli operatori dell’accoglienza ed è responsabile per l’immigrazione del Movimento dei Focolari in Italia. «La saggezza popolare ci viene in aiuto, perché sentiamo che i tempi di oggi non sono aperti al mondo delle migrazioni, e molta gente, anche i politici, non sanno leggere il fenomeno della mobilità umana, che è un fenomeno sempre esistito».
Il documento è stato presentato l’8 Febbraio scorso presso l’Istituto Sturzo di Roma, proprio il giorno dopo che Papa Francesco, all’Udienza Generale di mercoledì 7 febbraio, aveva invitato tutti, “cittadini e Istituzioni, a unire le forze per prevenire la tratta e garantire protezione e assistenza alle vittime”.
Flavia Cerino, è vero che c’è questa visione distorta del fenomeno migrazioni? Siamo tutti così ingenui?
«Il fatto è che negli ultimi anni ci sono stati atti terroristici legati a un mondo non italiano, un mondo che però fa fatica ad accettare la diversità perché le persone legano il fenomeno al terrorismo, complici anche i media, che spesso legano i migranti all’insicurezza».
Questi sette punti possono cambiare questa percezione?
«Teniamo presente che i sette punti sono integrati, perché il fenomeno delle migrazioni è un fenomeno “tondo”, nel senso che ogni punto che abbiamo trattato può toccare una porzione di popolazione italiana. Il gruppo che ha lavorato sull’Agenda è ristretto, ma la sua presentazione sul territorio, nelle varie città, sta coinvolgendo molte più associazioni che lavorano gomito a gomito con la gente, e questo nel tempo, con un lavoro puntuale, può fare vedere le cose nella loro dimensione più ampia».
I problemi però esistono…
«Esistono i problemi certamente, ma esiste anche una mancata narrazione delle buone pratiche che mostrano come quei problemi possano essere risolti. Durante la conferenza stampa di presentazione hanno parlato i scalabriniani, i salesiani, che hanno raccontato bene cosa sia l’inclusione: certo, ogni narrazione è sempre riduttiva rispetto alla realtà. Bisogna andare sul posto, per capire davvero, per vedere il bene che producono, nel tempo, certe realtà, certe situazioni, che magari all’inizio sembrano impossibili. Certo, non si fa demagogia, non siamo sulle nuvole, ma è la forza dell’unione che ci fa intuire le soluzioni possibili».
C’è da fare anche un lavoro culturale…
«Sicuramente, perché potrà dare una chiave di interpretazione diversa del fenomeno migratorio. Il cittadino potrà cambiare la sua percezione. Ma è anche un modo per dire i politici: “con chi volete fare l’Italia?”. Pensiamo che il giorno dopo la conferenza stampa c’è stata la pubblicazione dei dati di denatalità, un fenomeno che adesso riguarda anche gli immigrati. Da qui a 10 anni l’Italia sarà spopolata, e l’Agenda può dire agli italiani che c’è anche un’altra prospettiva. Chi pagherà i servizi, le pensioni, le scuole, il welfare nei prossimi anni? Bisogna produrre un cambio di tendenza come stanno già facendo altri Paesi come la Germania ad esempio, che ha politiche inclusive di accoglienza veramente efficaci».
Come al solito i tedeschi sono più bravi degli italiani?
«No, semplicemente vedono prima di noi gli effetti nel lungo periodo di questa situazione e capiscono le possibilità anche di mutuo aiuto economico. Ci sono 10.000 persone assunte nei centri dell’impiego in tutta la Germania, assunte specificatamente per l’orientamento per i centri di accoglienza. Hanno attivato corsi di lingua, percorsi culturali…»
L’Unione Europea come si colloca in questo percorso?
«L’Europa sta preparando delle leggi molto più dure in riferimento al fenomeno migratorio, senza tener conto che nei prossimi 10 anni l’Unione avrà 17 milioni e mezzo di persone in età da lavoro in meno rispetto a oggi. Anche per questo l’Agenda diventa importante, per produrre quel cambiamento culturale e di mentalità nel senso dell’inclusione e dell’integrazione, senza il quale non ci potranno essere effetti legislativi per il bene non solo dell’Italia, ma della comunità in generale».
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