Seminario fraternità 1La fraternità come principio relazionale giuridico e politico

Seminario internazionale
promosso dall’Istituto Universitario Sophia/IUS in collaborazione con la RUEF/Red Universitaria para el Estudio de la Fraternidad,
Loppiano, 11-13 marzo 2013

“La fraternità, sempre esistita nel sociale, ora deve entrare nel pubblico, nella politica, nel diritto e nelle istituzioni”. Aprendo la tre giorni del Seminario internazionale, Antonio Maria Baggio, coordinatore del Dipartimento di Studi politici dell’Istituto Universitario Sophia/IUS di Loppiano, ha posto subito in evidenza l’obiettivo ambizioso, che in ambito accademico già raccoglie numerose università del Latino-America. 

Non di meno valore, l’altra premessa: la fraternità può essere compresa solo se vissuta. In questo clima infatti, accanto al rigore del  livello accademico, si sono svolti i lavori, le diverse presentazioni e l’intenso dibattito tra accademici sudamericani ed europei di generazioni diverse.  Definire la fraternità analizzando finalità ed effetti di tale scelta condotta in ambito politico, comprendere la continua trasformazione della realtà che chiede il coraggio di nuovi fondamenti di pensiero, approfondire i contenuti della fraternità come legame sociale e politico, a confronto con le sue diverse – a volte ambigue – declinazioni, accettare la sfida della inter-disciplinarietà, ma anche della trans-disciplinarietà, in cui la molteplicità degli apporti culturali punta ad una nuova unità del sapere. Operazione ardua ma possibile.

Questa la palestra di pensiero in cui si sono incontrati studiosi maturi accanto a giovani ricercatori di Filosofia e Storia, di Scienza politica e Relazioni Internazionali, di Diritto, di Economia politica e di Sociologia. Più di 60 i relatori provenienti da Europa, Sud America e Africa, che hanno esposto i propri contributi di ricerca sul tema, andando a comporre un programma molto articolato.

Pasquale Ferrara, diplomatico, ha introdotto il tema della pace come processo integrativo. Quando e perché “scoppia la pace”? Domanda insolita eppure necessaria, per interpretare la faticosa ma inarrestabile costruzione della pace tra i popoli, nel quadro complesso in cui agisce una pletora di attori internazionali. In questa prospettiva, anche l’Unione Europea appare una “pace strutturata”. E la fraternità dimostra di possedere la forza dell’utopia che si traduce nella storia, in quadri giuridici e in politiche pubbliche .

Interessante anche la prospettiva presentata da Daniela Ropelato, studiosa di Scienza politica su cittadinanza e genere. E’ possibile essere diversi ma non diseguali? Lo studio ha dato conto della forte problematicità di questa tematica, data la discriminazione di genere ancora molto diffusa, presentando alcuni percorsi che è possibile aprire o rafforzare valutando la fraternità come essenziale dimensione relazionale, negata e allo stesso tempo affermata dalla complessa trama della disuguaglianza uomo-donna.

Apprezzato l’intervento di Alexandre Costa Lima, che faceva parte del gruppo degli studiosi brasiliani e che ha relazionato sulla ricerca di adeguati indicatori di fraternità nell’azione politica.

Ma è impossibile richiamare qui i numerosi spunti e riflessioni che hanno trovato espressione nelle sessioni. I titoli delle relazioni sono riportati nel programma completo; sulla pagina dedicata sul sito dello IUS è a disposizione anche una gallery di immagini.

Non va trascurato l’orizzonte comune cui facevano riferimento i diversi interventi: l’esplorazione di un “nuovo soggetto universale”, la cui identità interroga la riflessione e l’azione politica, senza differenze di razza, di lingue, di religioni.

Oggi i segni dei tempi ci restituiscono, nuda e dialogante, una fraternità – universale – che si rispecchia nel volto dell’Altro, di ogni altro e quindi nella intensa e trasparente dinamica di una nuova reciprocità. In questa prospettiva, lo sguardo filosofico ha tentato una prospettiva trasversale e fondativa, a partire dalla domanda di Caino e dalle narrazioni originarie dell’idea di fraternità che sono al cuore della cultura occidentale. Mentre il filosofo Roberto Mancini ha individuato in Francesco l’inizio di un’altra modernità rispetto a quella incardinata nel pensiero di Cartesio, degli illuministi e di Adam Smith. Non è mancato uno spazio estremamente fecondo per la cultura mitica del popolo Maya e alcune espressioni del pensiero africano.

Come proseguire, dunque? Mai come questa volta è apparso adeguato l’ammonimento mutuato dalla profezia gandhiana:“Non esiste un cammino per la fraternità; la fraternità è il cammino”.