Assessore alla Cooperazione internazionale,
perdono e riconciliazione fra i popoli
Firenze, 21 febbraio 2006
Gent.ma Lucia Crepaz
Presidente Centro Internazionale Movimento Politico per l’Unità
per il Comitato promotore “Giornate dell’Interdipendenza 2006”
Carissima Lucia,
vorrei mandare attraverso di te un messaggio di amicizia ai partecipanti alle giornate dell’Interdipendenza di Montepulciano. Le cronache penose di questi giorni rendono ancora più attuale il tema di quest’anno “L’Islam e noi”.
Ma dal mio punto di vista c’e’ un altro motivo che rende importante questo tema, che non e’ solamente parlare di altri (l’Islam), ma e’ parlare innanzi tutto di noi stessi, delle nostre paure e dei nostri fallimenti.
Quest’anno ricorrono i dieci anni del sequestro dei sette monaci del monastero algerino di Tibhirine e della loro uccisione da parte del terrorismo islamista. Potremmo dire in modo più corretto del loro martirio.
Quel martirio si e’ collocato nel martirio del popolo musulmano di Algeria, che in dieci anni ha avuto centomila vittime. La nostra disattenzione, la superficialità e il politicismo ecclesiastico con cui molti allora si mossero pesa ancora oggi nella comprensione dei molti modi di vivere l’Islam che attraversano i paesi arabi e della nostra capacità di dialogo, di confronto, di incontro.
Il dialogo con l’Islam e tra le famiglie che discendono dal ceppo di Abramo e’ possibile partendo dalle vittime, da tutte le vittime, che nel loro patire e morire domandano pace, perdono e riconciliazione.
Solo chi ascolta il grido muto delle vittime e’ capace di ascoltare l’altro in tutta la sua profondità e differenza. Solo chi si inginocchia davanti a loro e’ capace davvero di riconoscere e di testimoniare la misericordia del Dio unico. Solo le vittime rivelano il volto del Dio unico, misericordioso e compassionevole.
L’alternativa alle vittime e’ l’idolatria, e’ il fondamentalismo, e’ la violenza, e’ il fanatismo, che spesso troviamo, anche se espresso in modi diversi, in credenti delle tre religioni monoteiste, che segnano il mare mediterraneo.
Il dialogo parte dall’ascolto e in questo caso l’ascolto e’ prima di tutto e soprattutto l’ascolto delle vittime. Si fonda qui il nostro rifiuto mite e radicale al terrorismo e all’uso politico del nome di Dio, che sempre genera violenza.
Queste giornate sono oggi e domani assolutamente necessarie e rappresentano un seme di pace nel tempo della guerra e dei conflitti. La Regione Toscana e’ partecipe di queste giornate e vuole camminare con chi non si arrende alla cultura dell’inimicizia, che rende sempre piu’ barbaro chi la professa.
Cordialmente,
Prof. Massimo Toschi
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