All’Istituto Univesitario Sophia si è tenuta tra giugno e luglio la sessione estiva di laurea magistrale. Ramy Boulos, giovane ingegnere biomedico egiziano iscritto a Sophia dal settembre 2012, dopo aver frequentato la Specializzazione in Studi politici, il 27 giugno ha presentato il suo lavoro conclusivo, redatto in inglese, davanti alla Commissione e ai colleghi del corso: “Monitoring and Evaluation Systems: Rethinking, Recovering and Reconciling of Current Practices” – I sistemi di monitoraggio e valutazione: ripensare, recuperare e riconciliare le pratiche attuali. Hanno accompagnato la sua ricerca Daniela Ropelato (Scienza politica) e Benedetto Gui (Economia politica).
“Dalla rivoluzione della piazza alla rivoluzione della sapienza”: sono le prime parole con cui Ramy ha introdotto il suo lavoro davanti all’uditorio che affollava l’Aula Magna. Potrebbero sembrare parole azzardate, ma corrispondono ad un percorso reale: “il cammino della mia vita e del mio studio”.
“L’osservazione e la valutazione dei risultati sono, da sempre, condizioni costitutive del metodo scientifico. Un prodromo che ritroviamo nell’antico Egitto è stata l’invenzione del ‘nilometro’ per misurare l’altezza del fiume Nilo e prevedere l’andamento delle coltivazioni agrarie, fino a decidere le tasse da applicare anno per anno. Quando, da ingegnere biomedico, ho lavorato nelle unità di terapia intensiva, ho constatato l’importanza del monitoraggio costante della salute del paziente, dove era in gioco la vita stessa delle persone. E quando, per passione, mi sono impegnato per lo sviluppo sociale e politico del Paese, pochi mesi prima di venire a Sophia, le domande tornavano: come misurare i risultati di un progetto sociale? Come valutare il lavoro di un gruppo di persone e l’impiego dei loro strumenti? Come giudicare se un sistema economico, o politico, usa le risorse in modo efficace ed efficiente? Quando, ad esempio, si spendono centinaia di migliaia di euro per una conferenza internazionale, in cui si discute il problema della fame di un piccolo Paese in Africa?”.
Nonostante la sfida potesse apparire ardua, il percorso di ricerca ha offerto un’indicazione precisa: anche un tema tecnico come la policy evaluation può costituire un ambito idoneo in cui mettere alla prova l’orizzonte relazionale e aperto ai valori che costituiscono l’umano, che rappresenta il cuore dell’esperienza culturale a Sophia.
Lo studio ha messo a fuoco un modello specifico di monitoraggio e valutazione, quello più usato dalla maggior parte degli studiosi e nell’ambito delle organizzazioni internazionali per l’analisi delle politiche pubbliche, con cui si raccolgono in modo sistematico i dati necessari a fornire alle parti interessate osservazioni e indicazioni sullo stato di avanzamento, sul conseguimento degli obiettivi e l’utilizzazione dei fondi, e arrivare ad esprimere un giudizio su efficienza, efficacia, impatto e sostenibilità di un progetto.
A partire dal dibattito che ruota intorno a tale modello, utilizzando alcuni approcci sociologici della ricerca sociale – tra il positivismo e l’anti-positivismo, il funzionalismo, la teoria del conflitto, la teoria del medio raggio –Ramy Boulos ha saputo mettere in luce l’urgenza di superare una prospettiva solo quantitativa o qualitativa: il rischio è quello di dividere la funzione dal senso. Per questo, serve includere altri saperi e dare centralità alla persona e alla sua rete di relazioni anche nella ricerca sociale.
Per questa via, anche i sistemi di monitoraggio e valutazione potranno dare maggiore spazio ad alcuni valori essenziali reclamati ad alta voce, valori di trasparenza e di responsabilità – di accountability – nell’azione di chi li finanzia come di chi li gestisce, rendendoli strumenti di contrasto alla corruzione, di maturazione della coscienza sociale, di controllo e superamento degli errori.
Ora, dopo aver concluso il suo percordo presso lo IUS, ha iniziato a collaborare con la Fondazione KozKazah in Egitto che è partner dell’ONG AMU da diversi anni nella realizzazione di progetti sociali con le donne e i minori a rischio. In particolare gli è stato affidato il compito di migliorare l’organizzazione del lavoro della Fondazione per incrementare l’efficacia degli interventi. A questo scopo sta lavorando anche all’elaborazione di specifiche strategie di monitoraggio e valutazione dei progetti realizzati dalla Fondazione.
Nell’ambito della collaborazione fra AMU e KozKazah, Ramy sta attualmente svolgendo un tirocinio di due mesi all’AMU, per poter entrare meglio nel lavoro quotidiano di una ONG, ed anche per un proficuo scambio di conoscenze e competenze che potranno essere utili ad entrambi nel futuro lavoro comune per le donne e i minori egiziani.
Fonte: http://www.iu-sophia.org/
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