di Alberto Ferrucci
Alcuni punti programmatici per fare della moneta comune uno strumento per “crescere insieme”: contrasto ai paradisi fiscali, riforma della Banca centrale, piano per l’Africa e lotta al cambiamento climatico.
Alcuni giorni fa un asteroide lungo un chilometro, con la forma di un ippopotamo, si è avvicinato a tre milioni di chilometri dalla terra, ormai si sta allontanando e tornerà a visitarci fra settanta anni; chissà se allora rivedrà ancora la attuale perla azzurra dell’universo, oppure un pianeta bianco brillante, avvolto dalle nubi perenni dell’effetto serra!
Tutto dipende dalla nostra generazione, se sapremo reagire ai conflitti sociali legati allo squilibrio tra poveri e ricchi, alla perdita di speranza nel futuro ed allo smarrimento di senso legato alla innovazione tecnologica e della informazione, e sapremo formulare obiettivi nuovi, partendo dal continente europeo che negli ultimi due millenni è stato guida ed ispirazione allo sviluppo del pianeta.
Siamo a cinque mesi dalle elezioni del nuovo parlamento europeo, da cui potrebbe partire una Nuova Europa, di ispirazione per il mondo intero; non esiste però ancora un programma politico da offrire ai confusi quattrocento milioni di europei che dovranno votare; un programma che rappresenti un salto ulteriore rispetto al miracolo della presente Unione europea, che è riuscita malgrado tutto ad assicurare 70 anni di pace tra nazioni prima sempre in conflitto e che per questo nel 2012 ha ricevuto il Nobel per la Pace. Una comunità concepita nel secolo scorso da alcuni intellettuali segregati al confino su un’isola dal partito fascista italiano e poi realizzata dai tre padri dell’Europa: De Gasperi, Schumann e Adenauer.
Un programma che dovrebbe riproporre una Costituzione europea con un presidente ed un ministro delle Finanze comune ed una Banca centrale con i poteri di finanziamento di opere comuni senza incidere sull’indebitamento nazionale.
Un programma che faccia della lotta al cambiamento climatico una opportunità di sviluppo economico, imponendo regole di risparmio energetico soprattutto per le abitazioni, ed anche infrastrutture per il futuro l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile non inquinante; disposizioni in grado di attivare grandi investimenti produttivi di recupero energetico, utilizzando anche il risparmio privato attualmente dedicato alla finanza.
Un programma orientato alla lotta alla elusione fiscale delle multinazionali, che dirottano verso le loro filiali in nazioni che offrono sconti fiscali i profitti realizzati nelle nazioni che acquistano i loro prodotti, evitando così di contribuire a finanziare i servizi pubblici messi a loro disposizione.
Il rapporto Oxfam diffuso a Davos afferma che l’82% del profitti del sistema economico mondiale è prodotto da società multinazionali in grado, con l’elusione, di sottrarre agli Stati quote rilevanti di imposte e portandoli a ridurre le risorse dedicate ai servizi pubblici: alla sanità, all’istruzione, alla giustizia, all’ordine pubblico ed all’assistenza sociale, con crescente disagio e rivolta delle popolazioni.
Le risorse così sottratte alla comunità, anziché per nuovo sviluppo economico e lavoro, vanno a vantaggio di finanzieri e manager che rappresentano un potere economico in grado di condizionare anche il potere politico.
La Nuova Europa potrebbe trasformare in una opportunità anche la necessità di sviluppo dell’Africa, finanziando attraverso la Banca centrale un Piano di formazione e di sviluppo tecnologico del continente africano, creando grandi opportunità di lavoro in Europa per la fornitura delle tecnologie necessarie ed inducendo attività locali che evitino la necessità di migrazioni per motivi economici e per il cambiamento climatico: l’Europa non sarebbe la prima, la Cina sta già effettuando grandi investimenti in Africa, non è chiaro se con simili obiettivi.
Sarebbe quindi urgente formulare per ogni settore un programma per la Nuova Europa basato su un “impegno per crescere insieme”, che non richieda la condivisione dei debiti del passato tanto temuta dal nord Europa, ma punti alla creazione di ricchezza grazie alla moneta comune, che invece che un ostacolo diverrebbe una vera risorsa.
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