Di Roberto Catalano

 

Scoprire il bello che c’è nell’umanità. I Focolari e il dialogo interreligioso: non solo apertura e amicizia, ma integrazione e unità. Intervista alla presidente, Maria Voce. 

EmmausIn occasione della IX assemblea generale di Religioni per la Pace, svoltasi in questi giorni a Vienna, Maria Voce è stata nominata fra i 62 co-presidenti di questa organizzazione internazionale che da 43 anni promuove e facilita il dialogo fra persone di diverse fedi e culture. Alla conclusione dei lavori, le abbiamo rivolto alcune domande sulla rilevanza del dialogo fra seguaci di diverse fedi e sul ruolo che il Movimento dei Focolari ha e sempre più può avere in questo contesto.

Qual’è la sua impressione di questa esperienza che dura dal 1970 e nella quale i Focolari sono impegnati dal 1982?

«Molto positiva. Rappresenta, infatti, una risposta alla necessità che le diverse religioni possano esprimere sostegno e aiuto alla pace. Ciò che mi pare importante è che rimanga questa ispirazione: che, cioè, ci sia sempre il valore dei principi religiosi per costruire la pace. La pace, infatti, non può essere qualcosa che si costruisce a tavolino o che si basa su compromessi fra le potenze mondiali o, ancora, sull’idea che potremmo sintetizzare con il “io ti do qualcosa e tu mi dai altro”.

«La pace deve nascere da una visione dell’uomo e dell’umanità come famiglia che solo le religioni possono dare ai loro membri. Per questo, penso che l’idea di riunire i capi delle religioni per poter trasmettere ai seguaci delle rispettive fedi questa visione e, quindi, la necessità della pace, sia stata una idea molto valida. Trovo logico che anche il nostro movimento ne faccia parte. Siamo impegnati con Religioni per la Pace dall’82 perché solo allora abbiamo conosciuto quella che allora era chiamataConferenza Mondiale delle religioni per la Pace (WCRP), ma da sempre nel nostro Movimento c’è stata questa idea».

In questi anni Lei ha viaggiato in varie parti del mondo. Com’è il dialogo del Movimento?

«Ne ho avuto un’impressione straordinaria. Dappertutto dove c’è il nostro movimento ci sono persone di diverse religioni che ne fanno parte. Dico dappertutto perché non si può pensare di escludere qualcuno dal nostro raggio di azione. Infatti, come Movimento dei Focolari abbiamo davanti ai noi l’ut omnes – il “Che tutti siano uno” come chiesto da Gesù al Padre – e nell’ut omnes ogni uomo trova un posto. Il contatto sul posto di lavoro, nelle famiglie, nelle piazze, dovunque, ci porta a incontrare persone di religioni diverse.

«Tuttavia, la cosa più bella è che con questi uomini e donne si costruisce un rapporto profondo, che nasce dal fatto che sono parte di una religione. Nasce qualcosa di speciale, ci si riconosce fratelli, si apprezzano i valori gli uni degli altri e ci si apre reciprocamente. La sorpresa è vedere che, insieme ai cristiani, ci sono persone di diverse tradizioni religiose che fanno parte del nostro movimento. I cristiani sono i fratelli maggiori perché hanno cominciato prima, ma accolgono gli altri nella stessa famiglia. Sono rapporti che fanno impressione ad altri.

«Grande parte dell’episcopato cattolico ha una grande stima dei Focolari, perché si rende conto della possibilità di instaurare rapporti con persone di diverse religioni. Questo per vescovi che si trovano ad operare in Paesi come l’India, per esempio, o altre parti dell’Asia, è molto importante. Significa, infatti, contare su qualcuno che propone un cristianesimo aperto, non chiuso a difendersi, un cristianesimo di dialogo e collaborazione e non di conquista».

Il contributo di Chiara Lubich ai dialoghi, in particolare quello fra seguaci di diverse fedi, è stato profetico. Aveva intuito che qui sta la

«Chiara, come ho avuto occasione di dire anche nel mio intervento qui a Vienna, ci ha subito messi di fronte ad una visione chiara e semplice: siamo tutti figli di Dio e, quindi, tutti fratelli. Non era, inizialmente, una prospettiva mirata alle grandi religioni, ma, piuttosto, un guardare all’uomo. Questo atteggiamento, successivamente, ha portato al dialogo e al rapporto con seguaci di altre religioni. Questo mi pare sia stato profetico.

«Chiara, infatti, ha cominciato ad aprire il movimento al dialogo ancora prima del Concilio Vaticano II, nel quale i dialoghi sono stati assunti come una delle strade della Chiesa, proprio perché parte di questa prospettiva verso l’uomo. Chiara, inoltre, ha preparato i mezzi e strumenti per questi dialoghi. Man mano che veniva a conoscenza di persone di altre tradizioni religiose, aveva capito che era necessario specializzarsi per questi contatti. Per questo ha fondato dei centri appositi, delle segreterie potremmo definirle, dove si cerca di conoscere più profondamente cristiani di altre chiese, fedeli di altre religioni e persone di diverse culture. Da una conoscenza più approfondita nasce, infatti, una possibilità di amore e apertura più grande. Si scoprono i valori e ci si mette non in una posizione di difesa, ma in atteggiamento dialogico.

«Questo non ha portato solo ad apertura e amicizia fra le persone, ma a vera integrazione. Ci sono oggi persone buddhiste, musulmane e di altre religioni che fanno parte integrante del Movimento e non possiamo dire che con loro abbiamo il dialogo. Sono parte del nostro Movimento e, insieme a noi, dialogano con altri. Abbiamo, dunque, superato la fase del dialogo, per arrivare ad una fase di unità e collaborazione piena anche con loro».

Quali ulteriori contributi può dare il Movimento dei Focolari, sia all’esterno, che come riflessi interni?

«Come contributo all’esterno mi pare di aver già detto: l’apertura. Noi vediamo che quando facciamo incontri di dialogo ci sono sempre persone nuove delle varie religioni, che sono attratte dal rapporto che hanno visto fra appartenenti a diverse fedi. Questa testimonianza apre alla possibilità che il dialogo si allarghi. Si tratta di rendere possibile la tolleranza, la comprensione e l’amicizia, tutti aspetti che spesso vengono compromessi da molti giudizi. Dobbiamo far cadere i pregiudizi per far scoprire il bello che c’è in ogni persona, soprattutto mettendo in luce che la parte più preziosa è proprio l’appartenere ad una religione. Questo permette di mettere in luce il rapporto di ciascuno con Dio.

«Per quanto riguarda il riflesso all’interno del Movimento, mi pare che possiamo guadagnarne moltissimo in apertura. Infatti, i dialoghi ci permettono di crescere nella capacità, non solo di comprendere quelli con cui viviamo normalmente e naturalmente, ma anche di contenere altri che provengono da tradizioni ed ispirazioni spirituali diverse dalle nostre. Loro ci possono offrire tutto questo come dono e noi rispondiamo con il nostro dono. Questo fa sì che ci arricchiamo a vicenda realmente.

«Siamo profondamente grati alle persone di altre religioni per il contributo che portano al Movimento dei Focolari. Il nostro movimento punta, come ho detto, all’’ut omnes’ e, per questo, deve contenere il più possibile tutte le dimensioni. Non può accontentarsi della dimensione cattolica, in cui è nato e che pure ha in sé una prospettiva universale, perché cattolico vuol dire universale. Per essere davvero universali, dobbiamo arrivare a scoprire tutto il bello che c’è nell’umanità. Questo è un arricchimento che possiamo trovare soltanto nel contatto con persone diverse da noi».