Arriva il Natale e la città martire continua a soffrire le conseguenze devastanti della guerra in corso.

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Per la prima volta ho assistito ad un concerto di musica classica in mezzo ad una battaglia. Ad Aleppo succede che in mezzo alla morte una voce di pace si alza in mezzo a tutte le altre che annunciano la guerra, per sollevare gli animi e dimenticare per qualche istante la morte e il freddo. È come un capitolo di una tragedia moderna che ricorda la mitologia greca. Con pochi mezzi, Padre Elias Janji con il coro Naregatsi e la pianista, hanno presentato brani di Verdi, Mozart, Vivaldi e Karl Orf, in una chiesa gremita, nonostante il freddo polare che invade Aleppo in questi giorni, elevando i nostri spiriti in un altro cielo. (…)

Cosa succederà adesso? Finirà la guerra ad Aleppo ridando tranquillità alla gente che ha tanto sofferto, anche se si ritroverà con una gran parte della città distrutta?

La popolazione è stanca e vuole che il conflitto finisca, ma i gruppi armati non si danno per vinti e vogliono combattere fino in fondo. Nonostante l’appello dell’inviato speciale dell’ONU, Staffan De Mistura, a tutti i gruppi a lasciare la città e a risparmiare la vita della gente che, altrimenti, pagherà con un numero di vittime molto alto, secondo la logica della guerra!

Ma come dimenticare che alla fine è l’Uomo che muore, poiché ciascuno, buono o cattivo è ad immagine di Dio, anche se questa è sepolta sotto mille vizi e cattiverie.

Con il Natale che bussa alle porte, chiediamo allora che non sia solo ricordare un fatto passato con i soliti festeggiamenti, ma che l’arrivo del “Principe della Pace” cambi qualcosa nei cuori e nei gesti di noi tutti, e che diventino delle piccole pietre nella costruzione di un mondo migliore che tutti sogniamo.

Da Aleppo, Pascal Bedros

Fonte: www.focolare.org