E’ uscito per i tipi della Casa Editrice Giappichelli una raccolta di saggi in lingua italiana e portoghese, proposti da autori che da diverse aree geografiche convergono su una ricerca comune: “I sentieri del giurista sulle tracce della fraternità”. Un volume che declina la fraternità nella novità dei suoi contenuti a confronto con le sfide poste al diritto in un tempo di globalizzazione e conflittualità, là dove il moltiplicarsi di fonti normative nazionali e sovranazionali sembra mostrare di per sé la propria insufficienza a governare la complessità, e il pluralismo pare inconciliabile.
L’obiettivo dei giuristi coinvolti nel volume non è solo quello di sottolineare la categoria della fraternità quale “principio dimenticato”, quanto piuttosto di rileggerla nell’oggi, per rivolgersi a chi s’interroga sullo scopo e sulla forza del diritto non solo come tecnica normativa, quanto nella sua dimensione universale a comporre la pluralità nell’unità. “I sentieri del giurista” sono dunque le percorsi lungo i quali siamo invitati a tradurre la legge in prove di dialogo tra sistemi giuridici. Con una chiave di lettura, quella degli studi sulla categoria della fraternità, particolarmente cara alla vocazione di Sophia, il cui contributo nel volume è testimoniato dalla riflessione firmata da Sergio Barbaro, docente di Diritto Comparato presso l’Istituto di Loppiano.
“Questo libro – scrive il costituzionalista Fausto Goria nella prefazione – interessa a coloro che sul diritto si pongono delle domande diverse dalla correttezza formale della sua produzione, interpretazione e applicazione, o anche dal tipo di interessi che le singole norme tutelano. In esso si tenta infatti di verificare quali possano essere i valori, oltre a quello del puro e semplice ordine, che riescano a dare al diritto un senso, uno scopo da raggiungere, e alla luce dei quali verificare non solo l’opportunità di singole norme astratte, ma anche la qualità del loro funzionamento nel concreto delle relazioni umane. […] Le vie che il giurista può percorrere per dare concretezza al valore della fraternità o a quelli ad esso affini sono molteplici, ma faticose, e richiedono anzitutto esempi vissuti di tali valori e un consenso sociale intorno ad essi, che naturalmente di tanto potrà crescere, di quanto si diffonda una cultura adeguata”.
Un testo pertanto aperto a piste di ricerca da approfondire, con l’ambizione, corroborata da analisi scientifiche, di varcare i confini tra stati e continenti, non tanto in ragione della globalizzazione, quanto piuttosto della ricerca di un paradigma capace di generare e definire legami. È soprattutto in questa dimensione che la fraternità, definita sul finire dell’’800 “concetto positivo” rispetto alla valenza “negativa” attribuita ad esempio a uguaglianza e libertà, può essere “ripensata” in una prospettiva internazionale, anche a partire da una fonte particolarmente importante: la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Ne riassume il senso il prof. Sergio Barbaro:
“Fraternità intesa non come beneficenza, benevolenza o semplice solidarietà, ma come assunzione di responsabilità nei confronti degli altri. Un “altro” che seppure estraneo viene riconosciuto come altro sé. Non c’è spazio per l’indifferenza, dunque, quanto per la contaminazione reciproca e per l’impegno. In un contesto culturale globale in cui viene promossa una visione dell’uomo sempre più individualista, competitiva e autoreferenziale, anche il diritto deve aprirsi ad una maggiore attenzione a valori come l’altruismo, la compassione, la gratuità, la responsabilità e la cura dell’altro. Anche il diritto non può rimanere indifferente a queste nuove istanze. Alla domanda posta da Caino: “Sono forse io custode di mio fratello?”, si potrà rispondere a nostro parere in un solo modo: “Sì, sono io il custode di mio fratello”.
Fonte: www.sophiauniversity.org/
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