Josef Lux
“Non è stato solo un grande politico, ma un grande uomo, sempre e dovunque.”
Petr Pithart, Presidente del Senato
Josef Lux é nato nel 1956 a Ústí nad Orlicí (Boemia dell´Est). Ha studiato agronomia a
Brno e fino al 1990 ha lavorato in questo campo.
Dal 1982 membro del Partito popolare cecoslovacco, ne é diventato vicesegretario nel 1989.
Nel 1990 é stato cooptato nell´Assemblea federale ed eletto come segretario generale del suo partito. Nel 1992 di nuovo deputato nell´Assemblea federale, ministro dell´Agricoltura e vicepresidente nel primo governo di Klaus.
Dopo le elezioni nel 1996 deputato in parlamento e di nuovo vicepresidente nel secondo governo di Klaus e ministro dell´Agricoltura.
Nel 1998 vicepresidente e ministro dell´Agricoltura anche nel governo di Tošovský, e deputato in parlamento. Per la prima volta all´opposizione.
E’ morto di leucemia il 21 novembre 1999.
Riportiamo qui sotto quanto ha detto la moglie Vera Luxova ad un gruppo di paramentari italiani per presentarlo Gentili signore, Egregi signori, cari amici, è con un certo tremore che sono qui oggi per donare loro qualcosa della vita di mio marito Josef Lux, ma sono sicura che mi capiranno. Com’è stato detto, dopo la rivoluzione cosiddetta di velluto del 1989, nelle diverse fasi della costruzione democratica del nostro Paese, Josef ha svolto alcuni incarichi politici di rilievo, poi nel 1998 si é gravemente ammalato e l’anno dopo è venuto a mancare. Ancora negli anni 60 – eravamo molto giovani – Josef ed io abbiamo sentito l´attrattiva a vivere per qualcosa di grande. Dio non ha lasciato senza risposta questo anelito e ci ha fatto incontrare, infatti, la spiritualità di Chiara Lubich.
La luce del suo modernissimo carisma ha illuminato tutta la nostra vita e, penso, ci ha preparati anche alla tappa dell’impegno politico. Josef diceva di essere piuttosto pragmatico e, proprio per questo, l’incontro con una vita autenticamente cristiana era l’offerta migliore – così diceva – che potesse ricevere. Ed io, ora, mi rendo conto, che il dono di questa luce, Josef, senza troppe parole, lo ha trasmesso nella sua vita quotidiana.
Dopo la “rivoluzione di velluto”1, pieni di entusiasmo partecipavamo alle manifestazioni politiche anche con la nostra bimba più piccola in carrozzina. Poi, per alcune circostanze particolari, Josef é stato cooptato in parlamento dal partito cristiano popolare e subito dopo, inaspettatamente, eletto segretario generale del partito. Improvvisamente il nostro sogno giovanile di “trasformare il mondo” non era più lontano. Se Dio, come credevamo, aveva un piano d’amore per noi, per il nostro Paese, per tutta l’umanità, questo nuovo impegno era una sfida a lavorare con Lui.
Josef diceva spesso: “Per il cristiano non esiste il servizio a Dio senza il servizio all’uomo e il servizio all’uomo è allo stesso tempo servizio a Dio.” Un giornalista ha scritto di lui: “Il suo pensiero non era lontano dall’azione. Sapeva costruire ponti e sostenere il bene, ma anche dire ‘basta’ e lottare contro il male.”
Nonostante fosse sempre sovraccaricato, cercava di venire incontro anche alle necessità più semplici. Per strada, se c’era qualcuno bisognoso di aiuto, fermava la macchina. In chiesa – quando l’organista era ammalato – si metteva lui a suonare l’organo. Durante le sedute del governo, accorgendosi della stanchezza di qualche collega, gli prenotava il caffè.
A Natale, se non riuscivo a fare tutte le spese, andava lui, come se niente fosse, con grande soddisfazione di quei mariti che vedevano “il signor ministro”, come uno di loro, con la nota delle spese in mano. Quando era ministro, nel giorno del matrimonio del suo autista, Josef gli ha fatto lui da
L’attuale presidente del senato Petr Pithart, lo ha definito come un politico che, cito: “cresceva letteralmente davanti ai nostri occhi, diventando un grande statista. (…)
E sapeva suonare la fisarmonica in modo tale che faceva cantare anche i più brontoloni.” Sì, anche questo era tipico per Josef. Infatti, non tralasciava nessun’occasione per divertire i suoi colleghi, così come faceva anche con noi a casa. Una giornalista di convinzioni politiche diverse ha scritto di lui: “Gli esperti in public relations potrebbero forse dire che Josef Lux sapeva come muoversi, come trovare il punto debole anche dei giornalisti. Ma io penso – continua la giornalista – che lui non abbia mai cercato il punto debole di nessuno. Piuttosto cercava di rendere più umani i rapporti fra quanti, con le loro controversie ideologiche, influenzano la vita pubblica. Faceva in modo che si comprendessero l’uno con l’altro e si volessero semplicemente bene.” Fin qui la giornalista.
Nel 1998 Josef si é ammalato. In una intervista confessa: “Cerco di essere forte, ma non sempre mi riesce: non sono una macchina al cento per cento ottimista… La mia sicurezza più intima è l’esperienza con Dio.”
Un’altra volta, pure in pubblico: “Sono convinto che Dio é Padre, e il colloquio con Lui mi libera, perché posso condividere con Lui la mia preoccupazione ed essere sicuro che Lui mi dà la forza necessaria”. Questo nuovo periodo della sua vita ha suscitato una grande onda di solidarietà: Josef riceveva letteralmente centinaia di lettere. Ma questo sarebbe tutto un altro capitolo.
Vorrei concludere con le parole che ha usato il Presidente Havel per parlare di lui: “Josef Lux aveva in sé qualcosa che lo trascendeva… Riusciva a salire al di sopra degli interessi parziali per metterli in armonia con quelli di tutti. Cerchiamo di accettare la sua morte come una sfida per coltivare i valori più belli che lui ha incarnato.”