4. Costruire l’Europa partendo dai cittadini
I Comuni, per la loro stessa struttura organizzativa, possono costituire un esempio per un’Europa più democratica, più aperta e più «partecipata». I poteri locali possono in particolare contribuire all’unità europea con un processo «bottom up», che parte cioè dalla base e coinvolge in modo fattivo i cittadini. Si tratta di disegnare un nuovo «spazio politico europeo», inteso come un continuum che parte dalle persone e dalle comunità e giunge, attraverso un fittissimo intreccio di legami, sino alle istituzioni di Bruxelles.
Un primo passo per una riforma delle strutture europee consiste nel considerare al centro del processo politico l’idea e la prassi del “servizio” ai cittadini, più che il prestigio e il potere delle singole istituzioni, e ridisegnare tutte le politiche europee a questo fine. I cittadini desiderano che i servizi siano assicurati e le attività siano svolte, quale che sia l’autorità politica che vi provvede e indipendentemente dall’ampiezza della sua legittimazione elettorale.
Una seconda direzione consiste nell’inserire nelle politiche europee formule istituzionali che rendano compatibile un sistema d’integrazione basato sui diritti individuali (come quello che emerge dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) con un modello in cui anche i diritti delle comunità sono rilevanti. Non è infatti la forza dei diversi che minaccia la democrazia, ma la loro debolezza.
Il riconoscimento delle differenze presuppone che le istituzioni politiche non siano “cieche” nei confronti delle specificità culturali. In questo contesto, le Carte e le Convenzioni relative alle “minoranze” (linguistiche e culturali), strumenti senz’altro validi e indispensabili per la convivenza pacifica, andrebbero riformulate su nuove basi. La convivenza non basta, come non basta l’integrazione. C’è bisogno della convivialità, di riconoscere cioè il diritto delle specificità culturali di abitare sotto lo stesso tetto istituzionale senza dover abbandonare la propria identità.
Inoltre, mentre la sussidiarietà consente di portare la dimensione della democrazia locale nelle istituzioni europee e mondiali, la dimensione comunitaria porta l’Europa, e cioè le diverse sue componenti linguistiche, culturali, associative, all’interno della democrazia locale.
PROPOSTA
In questo contesto, occorre andare oltre l’accezione giuridica del concetto di cittadinanza. Nei Comuni europei si vive già oggi una situazione di “cittadinanza allargata”, che comprende anche stranieri, immigrati, comunità etniche. Il diritto di voto alle elezioni municipali per tutti i residenti europei è una realtà, come pure la partecipazione alle elezioni per il Parlamento Europeo.
Questo schema, che va perfezionato per garantire un accesso effettivo in condizioni di uguaglianza a tutti i servizi e a tutte le iniziative della città, può fornire una pista utile anche per la dimensione politica europea in senso più ampio.
Un possibile strada da percorrere è l’adozione, da parte dei Comuni, oltre che degli Statuti e delle Carte dei servizi, anche di una «Carta comunale dei diritti e dei doveri delle persone e delle comunità» residenti nel territorio comunale o residenti all’estero (per lavoro, studio, ecc).
L’esperienza delle comunità «straniere», spesso difficile e dolorosa, di una «doppia patria» e di una «doppia identità» può oggi divenire patrimonio comune ed esperienza di cui far tesoro in Europa anche nella prospettiva dell’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi attualmente candidati e dei possibili, connessi fenomeni migratori.
D’altra parte, pur rimanendo centrale il riferimento allo stato per l’identità nazionale, non si può negare che la nuova «costellazione politica post-nazionale» può trovare nella democrazia locale un fattore di integrazione e non di ulteriore disgregazione.
Più in generale, la dimensione urbana della politica consente di arricchire l’idea di un’Europa-delle-nazioni con quella, più ampia ed aperta, di un’Europa-in-relazione.
E proprio l’impegno, non sempre mantenuto, a vivere l’unità nella molteplicità, e la molteplicità nell’unità, in tutte le forme politiche, è lo specifico, il filo conduttore del percorso dell’Europa; ed è anche il dono, semplice ma prezioso, che essa può dare al mondo.
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