3. Un’Europa della solidarietà e della responsabilità
La ricostruzione di una grande “società europea” non può prescindere da regole e parametri comuni, da un senso di responsabilità.
Ma, ben oltre la responsabilità, c’è la solidarietà. Nuove disparità economiche, sociali e tecnologiche potrebbero crearsi tra le varie regioni di un’Europa ampliata.
La parola d’ordine dell’Europa, ove le disomogeneità sono crescenti, dovrà essere condivisione: non di sole risorse economiche, ma soprattutto di conoscenze, esperienze, patrimonio umano e culturale. Solo un’Unione fraterna potrà consentire di coniugare la responsabilità con la solidarietà.
E’ in corso di radicale ripensamento anche la componente “regionale” (e locale) delle politiche comunitarie. E’ già stata avviata la discussione sul secondo rapporto sulle politiche di coesione in Europa, presentato dalla Commissione Europea nel gennaio 2001, e intitolato «Unità dell’Europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori».
La Commissione Europea propone una nuova visione della coesione economica e sociale delle regioni e di territori in Europa. Per il futuro, l’impostazione delle politiche di coesione avrà una natura più tematica («orizzontale») che regionalistica in senso geografico («verticale»). In questa prospettiva, occorre rivalutare il ruolo delle autonomie territoriali non solo in funzione di poteri “recettori” più o meno attivi di finanziamenti, quanto come poteri “cogestori” delle politiche di coesione, partecipanti attivi al processo politico europeo. Tutto ciò evitando un’eccessiva frammentazione e dispersione.
Il contesto operativo deve comprendere un quadro d’azione per uno sviluppo urbano durevole; l’inserimento dei programmi di sviluppo urbano nei programmi di sviluppo regionale, con particolare riferimento al recupero urbano, l’aiuto allo sviluppo economico, il miglioramento dell’ambiente urbano, la lotta contro l’esclusione sociale; la promozione dell’’innovazione, delle nuove tecnologie, del miglioramento dei trasporti e dell’ambiente urbano; lo scambio di esperienze e buone pratiche nelle iniziative urbane; la valutazione sul modo in cui la programmazione urbana si inserisce nella programmazione delle regioni in ritardo di sviluppo; la valutazione della qualità della vita urbana.
PROPOSTA
Il ruolo «costruttivo» delle realtà locali, oltre che in favore di uno sviluppo non solo economico, ma anche sociale e culturale radicato sul territorio, consiste nel sostenere l’apertura delle comunità locali alle esigenze ed alle necessità non solo degli altri popoli europei, ma anche delle regioni più povere del pianeta. I comuni europei, d’altra parte, sono già in molti casi attori di iniziative di «cooperazione decentrata» con i Paesi in via di sviluppo, attuate secondo diverse modalità e ricorrendo a diverse risorse disponibili.
Questo patrimonio di esperienze non va disperso, ma valorizzato in chiave di un «benchmarking» della solidarietà e di «buone pratiche» di cooperazione tra le collettività locali in Europa. Inoltre i Comuni potrebbero inserire stabilmente nella propria programmazione economica una componente di «investimento solidale», diretto sia ai Comuni degli Stati candidati ad entrare nell’Unione che ad altri municipi.
Nell’attuazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo, può essere assai utile consultare e coinvolgere attivamente le comunità etniche residenti nel territorio comunale che provengono dalle aree verso le quali si indirizzano le iniziative.
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