1. Funzioni e responsabilità dei livelli di governo in Europa

La complessità insita nel disegno e nella struttura dell’Europa ci sprona, partendo proprio dalla quotidianità della vita nei nostri Comuni, a ripensare la politica, sia essa locale, regionale, nazionale, internazionale.

Interessanti prospettive si sono già aperte dopo l’adozione da parte del Consiglio d’Europa e l’apertura alla ratifica della Carta europea delle Autonomie Locali.

Il 2001 è l’anno in cui le istituzioni europee ed i Governi degli Stati membri dell’Unione Europea hanno avviato una nuova riflessione sull’avvenire dell’Europa (che si basa sulla «Dichiarazione sul futuro dell’Unione» allegata al Trattato di Nizza). Tra i punti su cui si sollecita un’ampia discussione a livello di società civile, forze politiche, ambienti culturali ed accademici, figura quello della ripartizione delle competenze tra l’Unione e gli Stati membri e, implicitamente, la loro articolazione interna (regioni, province, dipartimenti, comuni, comunità). Inoltre, sempre nel 2001, è stato lanciato il dibattito sulla «governance», e cioè sul “metodo di governo”, sulla cooperazione costruttiva tra tutti i livelli di potere e di responsabilità in Europa.

I principi-guida di questa riflessione sono la sussidiarietà, il pluralismo istituzionale e la legittimità democratica.

Sono punti programmatici emersi già in occasione del Trattato di Maastricht, e che pero’ non hanno ancora trovato una realizzazione nelle concrete politiche europee. In ogni caso, la sussidiarietà non puo’ essere ridotta ad una fredda “divisione del lavoro” tra apparati di governo nazionali e apparati sovranazionali. Il principio di sussidiarietà non si può nemmeno ridurre ad un elenco di funzioni da assegnare a questo o a quel livello istituzionale; esso comporta, invece, un radicale cambiamento di etica politico-istituzionale, più che la ridefinizione di architetture istituzionali.

La sussidiarietà non discende dall’alto come concessione, né nasce dal basso solo come domanda. Essa sorge e si sviluppa solo grazie ad una tessitura paziente di rapporti, ad un dialogo costruttivo tra tutte le istituzioni. Essa richiede inoltre il riconoscimento della diversità istituzionale, cioè della pluralità delle organizzazioni territoriali e funzionali e della loro pari dignità. In questo contesto, la potenzialità della dimensione locale è essenziale.

La sussidiarietà autentica (dalle persone e dalle comunità alle istituzioni mondiali) è un principio strutturale, insito nelle dinamica politica tra persone e comunità. La sussidiarietà deve essere attiva, dinamica, cooperativa, e non deve creare compartimenti stagni. L’idea che si fa strada è che lo spazio politico abbia una continuità, ben al di là del principio di sussidiarietà, da un livello di comunità ad un livello di mondialità. Un’azione politica consapevole deve indirizzarsi verso la ricerca di soluzioni istituzionali che consentano, come scriveva Robert Musil, di “essere abitanti del villaggio, ma anche abitanti del mondo.”

Il grande tema della “condivisione di sovranità” in Europa non riguarda perciò soltanto i Governi nazionali nei loro rapporti con le istituzioni sovranazionali ed internazionali, ma anche la capacità degli Stati nazionali di condividere al loro interno questa stessa sovranità su base territoriale e/o funzionale. In questo senso, processo di integrazione europea e federalismo decentralizzante, inteso cioè come affermazione del ruolo “originario” delle autonomie non sono in contraddizione, ma sono parte di uno stesso dinamismo dello spazio politico in Europa.

Un nuovo assetto istituzionale, in tutto lo spazio politico europeo, puo’ essere costruito solo se è sussidiario, funzionale, relazionale, costruttivo, responsabile, aperto, e fraterno.

PROPOSTA

L’esperienza comunale insegna che la sussidiarietà deve essere completata con il principio di «prossimità»: le decisioni devono essere assunte il più vicino possibile ai cittadini. Su questo elemento, oltre che su quello della libera partecipazione elettorale, si basa la sottolineatura della legittimità democratica. Ma questa prossimità ha anche un altro valore: quello che fa si che i cittadini si sentano reciprocamente «vicini» tra loro, e che sentano «vicini» i problemi, le angustie, le difficoltà di tutti gli uomini che abitano la terra. Accanto ad una sussidiarietà «verticale» occorre esplorare le dimensioni della sussidiarietà «orizzontale». Anche i Comuni tra di loro, infatti, sono reciprocamente «prossimi», e possono contribuire a risolvere i problemi l’uno dell’altro, ad esempio attraverso rapporti stabiliti e continuativi più profondi e articolati rispetto ai semplici «gemellaggi».

Più che gemellaggi, occorrerebbe prospettare autentiche e durature «strutture di fraternità» o di «dialogo strutturato» tra i poteri locali, sia all’interno dell’Unione Europea che degli organismi internazionali attuali. Tra i vari strumenti, si potrebbe prevedere un “Portale” internet multilingue che sia un «luogo» di scambio di informazioni tra comunità locali e che renda concreta la prospettiva della «prossimità» fra comunità locali. L’iniziativa potrebbe essere appoggiata dall’Unione Europea (nel contesto di iniziative simili al programma URBAN II) e dal Consiglio d’Europa, nell’ambito del Congresso delle Autorità Locali e Regioni d’Europa.

Inoltre i Comuni potrebbero affrontare in modo costruttivo il tema delle migrazioni, che certamente pongono problemi complessi, ma possono anche essere un’occasione di crescita socio-culturale delle comunità locali. Si tratterebbe, in particolare, di costruire, sulla concreta e spesso difficile esperienza delle migrazioni nelle città, progetti ed iniziative. Ad esempio, il rapporto delle città di origine con le comunità stabilite in altre città europee, mediante intese tra i Comuni, potrebbe essere un “modo” per appoggiare e sostenere le diversità culturali. In particolare, il rapporto con le città dalle quali provengono immigrati dai Paesi dell’Est Europeo può essere un campo di impegno concreto fondante per una effettiva fraternità.