L’Europa, laboratorio di fraternità
Questo fattore, questo “di più” rinvenibile in tutte le tradizioni di pensiero, pur diversamente radicato e declinato, è la fraternità.
Si può affermare che l’Europa ha realizzato la reciproca libertà dei popoli attraverso la reciproca libertà degli Stati; tra essi, infatti, non vi sono egemonie politiche (contano, ad esempio, nel voto, essenzialmente gli aspetti demografici).
Benché in modo parziale ed incompleto, l’Europa ha favorito anche l’uguaglianza dei popoli, con le politiche di coesione economica e sociale, la libertà di circolazione, la parità di trattamento e il riconoscimento dei diritti fondamentali al di là delle frontiere nazionali. Ma la fraternità dei popoli e degli Stati, sia tra quelli che sono attualmente membri che tra quelli che non lo sono, sia reciprocamente tra loro, è ben lungi dall’essere una realtà.
Realizzare la «fraternità politica» in Europa, trarre tutte le conseguenze dalla «prossimità» reciproca dei popoli e degli Stati, compirebbe il passaggio dall’Unione Europea alla com-unione europea. Si tratta di realizzare il progetto dialogico, ospitale, conviviale e fraterno di un’Europa autenticamente e liberamente unita e al contempo autenticamente e consapevolmente molteplice.
Un’Europa ove si compongono, senza fusioni o egemonie, strutture, territori, funzioni, identità, culture, nella coscienza della reciproca appartenenza e della reciproca responsabilità. Mettere in moto la fraternità politica, dimostrare che essa è la chiave per ritrovare il senso ultimo della costruzione europea e per fornire risposte originali alle molteplici sfide poste dall’ampliamento del suo territorio, dalla rivisitazione delle sue strutture, dalla riqualificazione delle sue funzioni: questo il compito che attende l’Europa ed i suoi Comuni.
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