Si è tenuto nello scorso week end a Rotselaar, in Belgio, il settimo Congresso Europeo dell’Economia di Comunione

di Michela Francesca Di Stefano

171026 29 Rotselaar 7Congresso Edc 03 ridSono 87 i partecipanti a questa settima edizione del Congresso dell’Edc Europea che si è chiuso ieri mattina in Belgio da 14 Paesi europei (Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Lussemburgo, Danimarca, Regno Unito, Austria, Svizzera, Croazia e Serbia) più alcuni rappresentanti dal Sud America (Argentina) e dall’Africa. Il venerdì mattina si è entrati subito nel vivo del programma con la condivisione di alcune esperienze di imprese dell’economia di comunione del Belgio: sfide, difficoltà ma anche i loro successi.

A seguire l’intervento del filosofo dell’Università di Anversa Henk Opdebeek che ha 171026 29 Rotselaar 7Congresso Edc 05 ridtrattato del rapporto tra giustizia, etica ed  economia. In modo particolare sottolineava la necessità di una trasformazione dell’economia verso un’economia capace di dare senso alla “precarietà materiale”. Nel pomeriggio si è presentata l’EoC-IIN e i suoi hub e si sono svolti  alcuni workshop.

Sabato 28 ottobre Anouk Grevin ha presentato i risultati di uno studio che sta svolgendo su alcune aziende EdC in giro per il mondo, proponendo alcune riflessioni riguardo al management: “Come condividere il valore creato?”,“Come possiamo pensarlo?”. Al riguardo sono intervenuti anche Maxime, uno studente francese e German Jorge, imprenditore argentino nella cui azienda –Dimaco– si è svolta  una parte della ricerca. Nel pomeriggio è stato introdotto il tema della povertà e sono intervenuti Genèvieve Sanzé  e  Luca  Crivelli,  responsabile dell’osservatorio  sulla povertà Edc OPLA, nato recentemente a Loppiano. Entrambi hanno sostenuto che il povero è un “dono” e una persona che deve essere amata. Guardando la povertà si scoprono i valori della vita. La giornata si è conclusa con alcuni workshop.

171026 29 Rotselaar 7Congresso Edc 02 ridL’ultimo giorno è stata presentata l’Università Sophia nata per formare “uomini e donne nuovi” sul carisma del “dono” e del “dare”. Una ex studentessa l’ha definita come università di vita che l’ha formata non solo dal punto di vista intellettuale ma anche umano. Oggi c’è necessità di un’esperienza universitaria come quella proposta da Sophia per passare a una visione globale e interdisciplinare in cui ognuno ha necessità dell’altro.

Infine ha preso parola Luigino Bruni sulle sfide dell’EdC oggi. La preoccupazione 171026 29 Rotselaar 7Congresso Edc 04 riddi Bruni è come sarà l’EdC tra 100 anni. Ogni civiltà ha i suoi miti fondativi e anche l’EdC ha il suo: Chiara che arriva in Brasile e vede la corona di spine. C’è un mito fondativo ancora più antico che è quello di Trento 1945 quando i poveri erano invitati a pranzo da Chiara e dalle sue prime compagne in Piazza Capuccini: erano sistemati a tavola “una focolarina, un povero” e si mettevano i piatti, le tovaglie più belle. Senza il 1945 non si può capire il 1991: il primo aiuto che si dà ad un povero è quello dell’incontro. Il povero è anche il prossimo che ti sfiora nel presente, e che ti passa accanto in questo momento. Bisogna, quindi, tornare a frequentare le periferie esistenziali per incontrare i poveri che hanno una loro competenza specifica: solo vivendo  con loro questo si può capire. Se i poveri non sono coinvolti nel discorso sulla  povertà,  non si può comprendere il “valore”  che essi possono  apportare. Inoltre, la proposta lanciata da Chiara non può essere concretizzata solo dal Movimento dei Focolari. E’ necessario attrarre compagni di strada che condividono i valori dell’EdC. C’è bisogno di “biodiversità” perché senza di essa non si può fare comunione e realizzare nella sua completezza il progetto. Per questo motivo non bastano le “vocazioni” all’EdC, occorrono anche i “simpatizzanti” che apprezzano il progetto e contribuiscono alla sua realizzazione. I 171026 29 Rotselaar 7Congresso Edc ridpunti di debolezza dell’EdC ad oggi sono stati: il non essere sufficientemente innovativi con gli imprenditori più esigenti; il non aver sviluppato una cultura creativa. Il capitale narrativo EdC è composto da due parti: una “carismatica” e un’altra -più comprensibile e aggiunta da noi- che è la reciprocità e la cultura del dono. Nel mondo è raccontata molto la seconda parte perché  è capita di più ma senza la prima non si  può arrivare a capire  appieno l’EdC.  La sfida che oggi abbiamo innanzi è quella di raccontare quella prima parte carismatica con un linguaggio nuovo e diverso per farla comprendere a tanti, soprattutto ai giovani. Il  congresso si è concluso con un momento di dialogo fra tutti, con l’appuntamento al 2019 per un’ottava edizione.

Fonte: www.edc-online.org