Un appello per dire stop alle armi italiane nei Paesi in guerra

L’Italia è il 7° esportatore di armi al mondo. Perché il governo non rispetta le leggi? Un convegno alla Camera per discuterne organizzato dai Focolari e dal gruppo editoriale CittàNuova con parlamentari e rappresentanti della societàcivile
Le bombe, l’economia e la politica
Si può osare di più, secondo Costituzione e come ci chiede papa Francesco
Dopo il convegno “Scelte di Pace: Riconvertiamo l’Economia che Uccide”, promosso dal Movimento dei Focolari Italia e Gruppo editoriale Città Nuova in Parlamento.
Come è possibile che un gruppo industriale tedesco produca in Italia nella zona del Sulcis, in Sardegna, bombe destinate a un Paese come l’ArabiaSaudita che è a capo di una coalizione impegnata in azioni di guerra nello Yemen? Perché si vendono caccia bombardieri al Kuwait, che fa parte della stessa coalizione impegnata in operazioni belliche condannate dall’Onu? Perché i parlamentari italiani non si uniscono per fermare questa palese contraddizione dello spirito della Costituzione e di una legge dello Stato, la n.185 del 1990? La medesima legge prevede un fondo per la riconversione industriale delle aziende di armi che non viene alimentato da anni.
Sono queste alcune delle semplici domande che per il terzo anno consecutivo il Movimento dei Focolari in Italia rivolge ai parlamentari, sostenendo l’iniziativa dei suoi giovani universitari e lavoratori che hanno preso sul serio la proposta di sperimentare la fraternità in ogni ambito dell’esistenza. Dal gesto quotidiano di accoglienza e rispetto verso tutti alle scelte in campo economico e politico.
Il 14 marzo del prossimo anno coinciderà con la fine della legislatura e quindi ci sono 12 mesi per capire la capacità della migliore società civile italiana di non delegare alla “politica” la propria responsabilità di cittadini attivi e consapevoli. «L’Italia è fra i maggiori esportatori di armi: al 7° posto nel periodo 2000-2016; la fetta maggiore, pari al 35,72%, è diretta in Medio Oriente», ha affermato il professor Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo (Iriad). Che fare? Si possono lasciare nella trappola tra lavoro o bombe interi territori martoriati dalla crisi economica?
Nel corso dell’incontro si è palesata l’unità di intenti con realtà autorevoli come Amne Amnesty International, Pax Christi Italia, Rete della Pace, Banca Etica Young e IRIAD. Nonostante le migliori intenzioni e le denunce avanzate dai parlamentari presenti al dibattito, la situazione non sembra affatto rientrare tra le priorità del governo e delle forze politiche, quando basterebbe un semplice atto di indirizzo delle commissioni Difesa di Camera e Senato per impegnare l’esecutivo a mantenersi in linea con i valori costituzionali.
L’impegno quindi non può che continuare nel segno di un forte appello alla coscienza di ognuno come ha rilanciato, condividendo il tema dell’incontro, Marco Tarquinio, direttore del quotidiano Avvenire, per generare azioni coerenti e di giustizia.
«Giornata bella, intensa, seria e impegnativa», ha detto Renato Sacco di Pax Christi riferendosi al 14 marzo scorso con riferimento, anche, al gesto pubblico del Movimento dei Focolari, rappresentato da Alfredo Scognamiglio, di contribuire a “disarmare la finanza” promuovendo l’apertura dei conti correnti presso le banche, in primis Banca etica, non coinvolte nella filiera degli armamenti. Scelta condivisa e promossa con la pratica del Bank Mob dall’Associazione Economia e Felicità. Eppure, nota sempre don Sacco, «mi sarei aspettato qualche onorevole in più di area cattolica. So che i parlamentari hanno molti impegni, ma c’è sempre tempo per loro di sbilanciarsi su questi temi. Che non ci si limiti magari a parlare dei cristiani in Iraq o Siria e poi si resta taciturni sulla violazione della 185/90 e sulla vendita di bombe italiane all’Arabia saudita. Paese che bombarda nello Yemen e sostiene l’Isis. Forse si può osare di più, come ci chiede papa Francesco da 4 anni».
All’incontro del 14 marzo sono intervenuti i seguenti parlamentari: Mauro Pili di Unidos, Roberto Cotti a 5 stelle e Luca Frusone del M5S, Giorgio Zanin e Francesca Bonomo del Pd, Massimo Artini, vicepresidente della commissione Difesa, di Alternativa Libera, Stefano Fassina di Sinistra italiana.
Il presidente della commissione Difesa della Camera, Francesco Saverio Garofani del Pd, e il referente del gruppo interparlamentare sulla pace, Giulio Marcon di Si, hanno fatto arrivare i loro saluti perché impossibilitati ad intervenire, ma si sono detti disponibili a continuare il dialogo.
 
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Carlo Cefaloni (+39) 328 0531322
 
 

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