Fermare la guerra in Ucraina e ricostruire lo spazio del dialogo e del negoziato politico
SE VUOI LA PACE PREPARA LA PACE “Se vuoi [...]
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Il Lunedì dell’Angelo papa Francesco ha richiamato il mondo alle [...]
La sfida di cambiare rotta per rispondere alle conseguenze disgregartici della pandemia. Europa ad un bivio storico. La risposta all’arroganza delle élite nei confronti dei “dimenticati” del mercato, degli ultimi e dei ceti medi impoveriti.
Come si presentano la politica e il potere al tempo del Coronavirus? Sono aspetti di una crisi globale che vede interdipendenze tra economia, sanità, stili di vita, modello di sviluppo, ambiente, disuguaglianze sociali, rapporti tra città, Regioni, Stato, Unione Europea, governance mondiale. La politica inizia finalmente a svolgere con autorevolezza, nonostante i conflitti di potere, la sua funzione di coordinamento, nella paura generata dalla pandemia, ad occuparsi di questioni strategiche e non solo di sondaggi e sfide elettorali per il consenso. È bio-politica che fa la differenza tra la vita e la morte a livello globale, per Pasquale Ferrara. Il provvedimento del Governo “cura Italia” esprime letteralmente il rapporto tra cura e potere.
Balza però agli occhi una contraddizione. Se da una parte si richiedono processi di disintermediazione attraverso la democrazia diretta e il rapporto immediato tra leader e popolo, da un’altra si sollecitano deliberazioni politiche rapide e collegiali per affrontare uno shock simmetrico dello stato di emergenza. Questa crisi ci insegna che anche le democrazie possono affrontare situazioni eccezionali, che richiedono qualità del potere e capacità di agire comunicativo attraverso il convincimento dei cittadini.
Possiamo dire che si tratti della fine della prima ed ingiusta globalizzazione? Con la pandemia da coronavirus l’Europa ed il mondo sono ad un bivio vitale. Vengono colpite le fragilità personali di anziani, pluripatologici, fumatori, e personale operante in luoghi con alti livelli di inquinamento. Saltano le complesse interconnessioni del villaggio globale a livello di voli aerei e di scambi tra persone, imprese, istituzioni. Trump e Johnson sono costretti a smentire loro stessi nel giro di poche ore, dopo aver sottovalutato il dramma del contagio e delle morti.
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Esistono evidenti asimmetrie nella penisola asiatica fra le due Coree, che destano preoccupazioni soprattutto per l’atteggiamento provocatorio del regime di Kim Jong-un. Come il Mppu di Seoul vive, controcorrente, le attuali tensioni.
La ferite della storia. Fino al 1945 esisteva una sola Corea e la storia non faceva distinzioni fra il Nord ed il Sud della penisola. Alla conclusione della seconda guerra mondiale, la Corea venne frazionata in Corea del Nord (sotto l'influenza sovietica) e Corea del Sud (sotto quella statunitense). Il 38° parallelo veniva a segnare la linea di demarcazione fra le due Coree, con una zona demilitarizzata che tagliava il confine con un angolo acuto da sud-ovest a nord-est.
Nel giugno 1950 la Corea del Nord, con l’appoggio di Cina e Russia, invase la Corea del Sud, innescando una guerra che fece 4 milioni di vittime, interrottasi nel 1953, ma ufficialmente mai terminata e ratificata in un trattato di pace, e che mantiene da allora un clima di tensione permanente.
Nel corso degli ultimi 60 anni si sono evidenziate, a livello politico ed economico, notevoli asimmetrie fra le due nazioni coreane.
Politico ed accademico italiano, presidente del partito della Democrazia Cristiana, cinque volte presidente del Consiglio dei Ministri. Fu rapito il 16 marzo del 1978 e poi ucciso il 9 maggio dello stesso anno dal gruppo terrorista delle Brigate Rosse.
L’articolo fu pubblicato sul quotidiano “Il Giorno” il 10 aprile 1977, in occasione della Pasqua, un anno prima del suo assassinio.
“Le feste cristiane conservano, anche in una società largamente laica, il potere di commuovere gli animi e predisporre ad una considerazione più attenta delle cose.
La Pasqua evoca la redenzione dell’uomo, che è in fondo la meta di ogni sforzo morale e di ogni impegno politico. Se la redenzione è l’affermazione di un valore fuori discussione e perciò, in sé, perfetta e compiuta, molti disegni di vita individuale e sociale sono invece in via di faticosa attuazione ed incontrano difficoltà gravi e talvolta insuperabili. Ma il principio resta, illuminante e stimolante.
Il significato di questa giornata è nel riscontrare che, in modo mirabile e misterioso, vi sono oggi, vi sono ora tutte le condizioni, perché l’uomo sia salvo, salvo per tutta intera l’estensione dell’esperienza umana.
Il Paese ha fatto, ad abundantiam, la propria parte. Ora tocca all’Europa. Ma per chiederlo autorevolmente, occorre che l’Italia abbia un governo nel pieno delle sue funzioni.
Un anno di governo Monti, con l’adozione di straordinarie misure di rigore, la cui efficacia è stata riconosciuta, pubblicamente, dalle istituzioni europee. Ma adesso occorre che da Bruxelles, oltre alle gratificazioni di carattere formale - che possono far piacere, ma che non danno da mangiare - giungano nei confronti del nostro Paese anche segnali di caratura sostanziale.
L’Italia ha fatto la sua parte, portando a termine un risanamento strutturale di enorme portata, che sono costate ai suoi cittadini immani sacrifici. Adesso é il turno dell’Europa. Occorre spingere con forza affinché anche l'UE si assuma le sue responsabilità di fronte a tutti i cittadini europei.
Esiste un gap democratico tra istituzioni dell’Ue e cittadini europei, dal quale è possibile uscire solo con “più politica”, cioè con un rafforzamento del controllo politico del Parlamento europeo sull’operato degli organismi tecnici.
C’è un’equazione che vale nel vecchio continente: più politica equivale anche a dire “più Europa”, dato che il parlamento europeo è l’unica istituzione dell’Ue eletta direttamente dai cittadini dei Paesi membri. Per questa ragione, accanto all’integrazione economica e monetaria, è urgente accelerare la costruzione di un’unione politica più forte e più democratica. E, in questo contesto, occorre che siano presenti, nel pieno dei propri poteri, i governi nazionali dei Paesi membri. Forti e motivati. In vista, anche, del rinnovo del parlamento europeo nel 2014.
Quarto documento video del Seminario che si è svolto a [...]
La terza grande manifestazione di "Insieme per l'Europa" si è conclusa sabato 12 maggio, a Bruxelles, con la lettura del Manifesto, che ha dato voce efficacemente all'esperienza di unità che si va rafforzando tra Movimenti e Comunità europei di diverse denominazioni cristiane.
"Siamo cittadine e cittadini europei, rappresentanti di numerosi movimenti e comunità, che vogliono vivere il Vangelo di Gesù Cristo. Siamo cristiani, cattolici, evangelici, anglicani, membri delle Chiese libere e ortodossi, che provengono da diversi Paesi e Regioni d’Europa. Nonostante le grandi differenze di provenienza e di storia siamo diventati amici e siamo legati da una collaborazione fraterna.
Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa. Insieme abbiamo visto che l’unità è possibile, un’unità che non annulla le identità, ma al contrario le rafforza. Lo avevano immaginato anche i padri fondatori dell’Europa, cristiani che ebbero il coraggio di un grande sogno, di una visione di unità dopo la tragedia dei totalitarismi, l’orrore della guerra e del colonialismo, l’abisso della Shoah e dei campi di sterminio.
Tre giorni a Castelgandolfo, dal 14 al 16 ottobre scorsi, e 120 partecipanti, da ogni regione d’Italia, ma anche da diversi Paesi europei (Portogallo, Spagna, Germania, Svizzera) e da nazioni più lontane (Corea del Sud, Brasile); parlamentari e politici impegnati negli enti locali, nella politica delle città, nelle associazioni e nell'informazione, a fianco dei tutor delle Scuole italiane del Mppu e di alcuni giovani studenti (una rappresentanza, in effetti, perchè il loro appuntamento annuale si terrà più in là nell'anno).
Presenze queste, da sole, sufficienti a evidenziare due aspetti peculiari dell'identità del Mppu: l’internazionalità e la soggettività plurale, che significa uguale protagonismo di tutti i soggetti della dinamica democratica, a cominciare dai cittadini.
Roma, Camera dei Deputati – Sala della Lupa, 14 giugno 2011
«Ringrazio l’Onorevole Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, di darmi l’occasione di rivolgere un saluto in questo convegno su Igino Giordani, uno dei padri costituenti della Repubblica e che noi consideriamo un confondatore del Movimento dei Focolari, che oggi qui io rappresento. Rivolgo inoltre il mio personale saluto a tutti gli Onorevoli Senatori e Deputati presenti, alle autorità qui convenute, a tutti i partecipanti a questo incontro.
Era il 17 settembre del 1948 quando proprio qui, alla Camera dei Deputati, Igino Giordani ricevette Chiara Lubich, una giovane di 28 anni di Trento, accompagnata da alcuni religiosi. Per Giordani si trattò di un incontro tanto inaspettato quanto straordinario. Da quel momento egli non fu più lo stesso.
Cosa disse Chiara Lubich, quali parole usò per entrare così in profondità dentro l’anima dell’eclettico politico di allora?
Erano più di 250 le persone che ieri hanno affollato la prestigiosa Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.
L'evento, promosso dalla Presidenza della Camera, ha ricordato la figura di Igino Giordani (1884-1980), costituente e deputato al Parlamento italiano dal 1946 al 1953, oltre che scrittore, giornalista, ecumenista, che ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, ecclesiale, politico (registrazione video sul sito della Camera dei Deputati).
Dopo un'ampia e non formale introduzione ai lavori del Presidente della Camera Gianfranco Fini, il prof. Alberto Lo Presti, attuale Direttore del Centro Igino Giordani, ha presentato la figura politica e l’azione parlamentare di Igino Giordani, avvalendosi di documenti e filmati di repertorio, e restituendo con nitidezza e profondità il suo contributo appassionato al bene del Paese.
La Presidente del Movimento dei focolari, Maria Voce, ha tracciato l’apporto di Giordani al Movimento attraverso il profondo vincolo che lo ha legato alla fondatrice Chiara Lubich (1920-2008), così che è possibile affermare che anche lo sviluppo attuale del Mppu era "in un certo senso profeticamente presente" nel momento in cui Igino Giordani aderì con la sua straordinaria personalità al carisma dell'unità, facendosene testimone limpido e coraggioso nelle aule di Montecitorio e non solo. "A questo e a molte altre sfide ancora, in campo politico e della società intera" conduce anche oggi il suo messaggio, dando forza alla "comune tensione a lavorare per l’unità del nostro Paese e oltre".