In Brasile l’aula della Camera ha approvato l’impeachment nei confronti della presidente Rousseff. Il Governo ha ammesso la sconfitta, ma annuncia battaglia al Senato. I deputati brasiliani hanno approvato la messa in stato di accusa del Capo di Stato al termine di una sessione durata tre giorni. Migliaia di persone si sono riversate nelle piazze, per festeggiare nella capitale Brasilia e altre grandi città come San Paolo e Rio de Janeiro.
Dai vescovi brasiliani è giunto il forte appello alla correttezza delle procedure, alla calma ed alla reazione unitaria della classe politica. Ma il momento è delicato: per una testimonianza sulla tensione politica e le possibilità di una riconciliazione con la società delusa, Gabriella Ceraso ha parlato con Sergio Henrique Prévidi presidente del Movimento politico per l’Unità, diramazione dei Focolari, in Brasile
Sergio Prévidi – Questo è un momento molto particolare per il Brasile: la maggioranza della politica lotta per guadagnare il potere e quello che è veramente molto triste per noi è che il popolo brasiliano è messo in secondo piano: non ha alcuna garanzia che ci sarà un cambiamento e che, se ci sarà, questo cambiamento possa realmente essere un guadagno per tutto il popolo brasiliano.
Gabriella Ceraso – Ci sono margini, secondo lei, per una riconciliazione, quella che anche i vescovi, che hanno denunciato fortemente la corruzione, hanno chiesto?
S. P. – C’è l’intenzione, ma non è possibile fare questa riconciliazione. In questo momento è necessario fare una proposta, fare qualcosa per la situazione economica, che è terribile. Bisogna fare un progetto per la salvezza del Brasile: un progetto vero, senza interessi capitalistici. Purtroppo, però, in questo momento non c’è persona, non c’è un politico, un gruppo che abbia questa predisposizione… Coloro che hanno questa disponibilità sono veramente pochi.
G. C. – Quali i problemi da risolvere che la gente reclama?
S. P. – Anzitutto la corruzione. Questo è un cancro per il Brasile, è una distruzione della dignità del popolo. E non finisce, continua ancora questa corruzione… In secondo luogo, la situazione economica, che era buona: la differenza fra ricchi e poveri era diminuita, mentre adesso questa differenza è cresciuta. Questa classe politica non lascia che questa situazione migliori. Per questo Dilma ha perso tanta della sua popolarità, perché non è riuscita a dare una risposta a questa situazione.
G. C. – Voi, però, non credete neanche che la sua successione possa prendere una buona strada?
S. P. – Si la speranza c’è, ma non sono sicuro che il cambiamento sarà un qualcosa di buono. Perché questo partito, che sarà la maggioranza, è coinvolto nella corruzione, questo è il problema… In questo momento, sono tutti insieme e la maggioranza brasiliana è composta dal partito di Dilma e questo partito del vicepresidente, che sarà presidente se la Rousseff perderà il potere, ma si tratta dello stesso gruppo della maggioranza… Questa è la vera difficoltà, nel credere in un vero cambiamento. Importante è che il popolo cominci a pensare al cambiamento della politica: bisogna che il cittadino faccia il proprio lavoro, che non partecipi soltanto alle manifestazioni in strada, ma che ogni giorno partecipi all’azione politica. Questo è molto, molto importante e non soltanto per il Brasile, ma per tutto il mondo. Non possiamo lasciare i politici andare avanti da soli!
Fonte: Radio Vaticana
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