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La politica è la cura del dopo coronavirus

La sfida di cambiare rotta per rispondere alle conseguenze disgregartici della pandemia. Europa ad un bivio storico. La risposta all’arroganza delle élite nei confronti dei “dimenticati” del mercato, degli ultimi e dei ceti medi impoveriti.

Come si presentano la politica e il potere al tempo del Coronavirus? Sono aspetti di una crisi globale che vede interdipendenze tra economia, sanità, stili di vita, modello di sviluppo, ambiente, disuguaglianze sociali, rapporti tra città, Regioni, Stato, Unione Europea, governance mondiale. La politica inizia finalmente a svolgere con autorevolezza, nonostante i conflitti di potere, la sua funzione di coordinamento, nella paura generata dalla pandemia, ad occuparsi di questioni strategiche e non solo di sondaggi e sfide elettorali per il consenso. È bio-politica che fa la differenza tra la vita e la morte a livello globale, per Pasquale Ferrara. Il provvedimento del Governo “cura Italia” esprime letteralmente il rapporto tra cura e potere. 

Balza però agli occhi una contraddizione. Se da una parte si richiedono processi di disintermediazione attraverso la democrazia diretta e il rapporto immediato tra leader e popolo, da un’altra si sollecitano deliberazioni politiche rapide e collegiali per affrontare uno shock simmetrico dello stato di emergenza. Questa crisi ci insegna che anche le democrazie possono affrontare situazioni eccezionali, che richiedono qualità del potere e capacità di agire comunicativo attraverso il convincimento dei cittadini.

Possiamo dire che si tratti della fine della prima ed ingiusta globalizzazione? Con la pandemia da coronavirus l’Europa ed il mondo sono ad un bivio vitale. Vengono colpite le fragilità personali di anziani, pluripatologici, fumatori, e personale operante in luoghi con alti livelli di inquinamento. Saltano le complesse interconnessioni del villaggio globale a livello di voli aerei e di scambi tra persone, imprese, istituzioni. Trump e Johnson sono costretti a smentire loro stessi nel giro di poche ore, dopo aver sottovalutato il dramma del contagio e delle morti.

Di |2020-04-11T05:41:49+02:0011 Aprile, 2020|documenti|0 Commenti

Nel centenario di Chiara Lubich ad Asti continua il cammino della Fraternità in politica

1a Premio Asti Citt x Frat 21.2.16

Un non-convegno dopo numerose tappe in rapporto e al cuore delle Istituzioni. Nasce l’idea di costituire al loro interno la figura dei “facilitatori”, incaricati di seguire l’applicazione del principio di fraternità inserito negli Statuti. Per i cento anni di Chiara ad Asti si era progettato un evento presso l’Aula Magna dell’Università, con Autorità, politici, due Vescovi (titolare ed emerito), associazioni, studenti e cittadini. Data fissata il 28 febbraio. Poi è arrivata la serrata e abbiamo dovuto annullare. L’evento è diventato così un “non-evento”.

Ma già nei giorni precedenti ci eravamo trovati a ringraziare Dio per quanto era avvenuto durante l'organizzazione di questo non-evento. Per noi si trattava di ricordare Chiara continuando un percorso che negli anni, attraverso varie momenti, aveva portato Asti ad inserire nel suo Statuto (prima città in Italia) il principio di fraternità quale fondamento dell’agire politico (19.02.2015). Questo esito era stato preceduto da varie tappe, promosse da Mppu Piemonte e ispirate dal forte invito lanciato da Chiara stessa al Teatro Regio di Torino nel 2002. Ricordiamo che nel 2010 in una di queste occasioni era intervenuto come relatore lo stesso Vescovo di allora (oggi emerito), sul tema “E’ possibile la fraternità in politica?”.

Il momento forse più determinante di questo percorso fu un convegno del 2014 sulla fraternità come condizione dell’agire politico, che ebbe al centro l’importante intervento della Prof.a Daniela Ropelato (anche per questo eravamo contenti di poter avere nuovamente lei come relatrice per l’evento di quest’anno). In quel convegno fu il Sindaco stesso ad abbozzare l’idea che il principio di fraternità (così “dimenticato”!) potesse essere esplicitato nella Carta fondamentale della città. L’idea si realizzò l’anno seguente. Non è cosa facile che un Consiglio Comunale prenda lo Statuto della città e lo vada a modificare o integrare, tanto più nella parte dei principi fondamentali. Si tratta di coinvolgere l’intera assemblea, in particolare attraverso il dialogo con i capigruppo di tutte le diverse forze rappresentate. Il Mppu si mise a servizio di questo cammino. Un cammino costellato di tanti rapporti personali… alla fine fu uno degli stessi capigruppo a formulare il testo che venne poi inserito, all’unanimità, come comma 1bis dello Statuto: “(Il Comune di Asti ) considera il valore della Fraternità quale condizione dell'agire politico, nella consapevolezza che la diversità è una ricchezza e che ogni persona eletta in questa istituzione è soggetto a cui riconoscere pari dignità e rispetto, ed è quindi chiamata ad anteporre il bene della comunità agli interessi di parte, di gruppo e di partito".

Di |2020-04-02T08:46:25+02:002 Aprile, 2020|eventi|0 Commenti

Guerra nello Yemen, “Made in Europe”

 COMUNICATO STAMPA -  Adesione del Movimento dei Focolari 

War in Yemen 25marzo2020

Oggi Giornata di azione contro le vendite di armi europee alla Coalizione saudita,  nel quinto anniversario dell’inizio dei bombardamenti aerei 

  ➡ Azioni di protesta virtuale per ricordare la "guerra dimenticata" nello Yemen, nel quinto anniversario dell’inizio dei bombardamenti

  ➡ Attivisti e Ong di 10 paesi europei (e in Italia la Coalizione di organizzazioni della società civile che lavora continuamente dal 2015) criticano le esportazioni di armi europee verso la Coalizione militare guidata dai sauditi

  ➡ Negli ultimi anni i governi europei hanno concesso licenze di armamenti per un valore di 42 miliardi di euro verso la Coalizione saudita

La notte del 25 marzo 2015, la Coalizione militare guidata dai sauditi lanciò il suo primo attacco contro lo Yemen. La guerra che infuria da allora nel Golfo di Aden è descritta dalle Nazioni Unite come "il peggior disastro umanitario causato dall'uomo". Solo nel 2019, ci sono stati più di 3.000 decessi diretti e 24 milioni di persone dipendono attualmente dall'aiuto umanitario.

Dal 2015 tutte le parti coinvolte nel confitto hanno commesso gravi e ripetute violazioni del diritto internazionale umanitario. Le forze Huthi, che controllano buona parte dello Yemen, hanno bombardato indiscriminatamente centri abitati e lanciato missili, in modo altrettanto indiscriminato, verso l'Arabia Saudita. La Coalizione guidata da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che appoggia il governo yemenita riconosciuto dalla comunità internazionale, continua dal canto suo a bombardare infrastrutture civili e a compiere attacchi indiscriminati, che uccidono e feriscono centinaia di civili.

Tutte le parti in conflitto hanno soppresso la libertà d'espressione ricorrendo a detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, maltrattamenti e torture. La popolazione civile è intrappolata nel conflitto e sopporta le conseguenze peggiori. Tra morti e feriti, le vittime di questi cinque anni sono state oltre 233.000. Sono invece 12.366 i morti tra la popolazione civile tra il 25 marzo 2015 e il 7 marzo di quest’anno. La crescente crisi umanitaria ha portato circa 14 milioni di persone alla fame, e in cinque anni di conflitto ha fatto aumentare di 4,7 milioni il numero di persone sui 17 totali (di cui 7 in modo acuto) che soffrono di insicurezza alimentare. La situazione è stata esacerbata da anni di cattivo governo, che hanno favorito la diffusione della povertà e dato luogo a immense sofferenze.

Di |2020-03-25T16:42:48+01:0025 Marzo, 2020|Comunicati Mppu|0 Commenti