di Bruno Cantamessa
5 aprile 2018
Fonte: Città Nuova
Armi. Durante il viaggio a Riad dello scorso maggio 2017, il presidente statunitense Donald Trump ha siglato con il re saudita Salman un accordo militare della durata di 10 anni per un valore complessivo di 350 miliardi di dollari: forniture di armamenti e relativa assistenza. La prima tranche di 110 miliardi da versare alla consegna e i restanti 240 miliardi destinati soprattutto a interventi di manutenzione e assistenza. Tutto ciò, naturalmente, ha bisogno di numerosi passaggi, in particolare dell’avallo del Congresso statunitense.
Una domanda sorge spontanea: sono armi per bombardare lo Yemen e/o per armare i gruppi sunniti (salafiti, jihadisti, qaedisti, ecc.) che combattono in numerose guerre dell’area mediorientale (anche in funzione anti-iraniana)? Chi osasse sostenere una tale “assurdità” scatenerebbe ovviamente l’indignata reazione dei contraenti, come esige il fornito “armamentario diplomatico della negazione”, per non parlare del rischio di piccate ritorsioni. Però, tutto sommato anche il Congresso statunitense qualche dubbio deve nutrirlo, visto che sembra particolarmente preoccupato per l’intervento militare saudita, e relativa coalizione, nello Yemen. Il Senato degli Stati Uniti sta discutendo se sia il caso di sollecitare l’amministrazione a stelle e strisce a interrompere l’assistenza militare all’Arabia Saudita, a meno che non vengano soddisfatte determinate condizioni e garanzie. Tra parentesi, i sauditi hanno denunciato lo scorso anno un passivo nel bilancio dello Stato di 53 miliardi di dollari. Per rientrare dal deficit hanno varato una serie di drastiche misure di risparmio, fra cui tagli agli stipendi dei lavoratori pubblici, vale a dire a circa il 70% di tutti gli occupati del regno saudita.
Yemen. Tra i dati dell’ultimo rapporto Unicef sulla situazione dei minori in Yemen (If not in school del marzo 2018) i bambini yemeniti non scolarizzati sarebbero ormai 2 milioni circa. Oltre 2.500 scuole sarebbero infatti inutilizzabili soprattutto a causa dei bombardamenti effettuati dalla coalizione saudita. Si tratta del 27% di tutte le scuole dello Yemen. Se si aggiunge che gli insegnanti non sono pagati da oltre un anno e che le strade per raggiungere le scuole sono spesso e volentieri così rischiose da indurre i genitori a tenere in casa i propri figli, il quadro sulla situazione scolastica del paese diventa tragico: sono in pericolo di un’ulteriore mancata scolarizzazione altri 4 milioni bambini. Tra i dati forniti in precedenza dall’Onu emerge anche un quadro molto preoccupante relativo alla condizione delle bambine (75% delle minorenni sono sposate e la metà di loro ha meno di 15 anni) e all’arruolamento di minorenni (si parla di 2.500 bambini-soldato). Più in generale, il rapporto Unicef valuta che il 78% della popolazione yemenita viva in condizioni di povertà, che quasi 2 milioni di bambini con meno di 5 anni soffrano di malnutrizione, e così pure un milione e più di donne incinte o che allattano (128% in più rispetto al 2014). In conclusione sono ormai 16 milioni gli yemeniti che necessitano di aiuti umanitari, e tra loro la metà sono minori.
Aiuti umanitari. A fine marzo 2018, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti hanno donato alle Nazioni Unite per l’aiuto umanitario alle popolazioni dello Yemen vittime della guerra, che dura da tre anni, la cifra di 930 milioni di dollari, che copre quasi un terzo del fabbisogno annuale previsto dal piano delle Nu di aiuti al paese arabico. Il segretario generale Antonio Guterres ha ringraziato per il generoso contributo, ed ha commentato, rivolgendosi al principe ereditario Mohammed bin Salman che guidava la delegazione dei donatori, dicendo fra l’altro: «Non esiste una soluzione umanitaria ai problemi umanitari. La soluzione è politica: siamo quindi completamente a vostra disposizione per lavorare insieme in modo da trovare una soluzione politica, quando ciò sarà possibile». I donatori sono infatti tutti coinvolti, insieme ai governi di altri Paesi, nella coalizione a guida saudita che sta bombardando lo Yemen e la sua popolazione nel quadro della lotta contro i “ribelli” houthi (sciiti), che sono sostenuti dall’Iran.
Qui per fare il punto sul coinvolgemento dell’Italia nella fornitura di bombe destinate alla guerra in Yemen
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