di Sara Fornaro
In un periodo in cui l’Europa è attanagliata da una crisi spirituale, economica, antropologica, politica e sociale che ne mina l’unità e opprime i vari popoli e i singoli Paesi, 20 organizzazioni cattoliche hanno deciso di scendere in campo per ridare anima, vitalità e dignità alla comunità e alle istituzioni europee.
Tra circa cento giorni ci saranno nuove elezioni e il 26 maggio anche gli italiani saranno chiamati alle urne per votare i propri rappresentanti al Parlamento europeo. Una tornata elettorale che si annuncia cruciale per il futuro di quella che, i cosiddetti padri dell’Europa, chiamarono comunità: un insieme di popoli solidali e uniti, che oggi rischiano di perdersi e sfilacciarsi, barricandosi dietro le differenti esigenze nazionali.
Ecco perché – riuniti in Retinopera – Aci, Acli, Agesci, Cdo, CIF, Comunità di Sant’Egidio, Confcooperative, Coldiretti, Csi, Ctg, Cvx, Focsiv, Fondazione Toniolo, Fuci, Icra, Masci, Mcl, Focolari, Rinnovamento nello Spirito e Uneba hanno deciso di lanciare un programma per la rinascita europea. Un appello alla popolazione che – hanno spiegato Gianfranco Cattai e Sonia Mondin, rispettivamente coordinatore e segretario di Retinopera – vuole rispondere alla richiesta dei vescovi e del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, di fare rete per dare concretezza ai principi e ai contenuti della Dottrina sociale della Chiesa e impegnarsi, realmente compatti, per il bene comune.
Naturalmente, non si nascondono le criticità dell’attuale Unione europea, che se da un lato offre nuovi orizzonti ed opportunità anche economiche di sviluppo agli Stati membri, viene spesso accusata di promuovere un rigore senz’anima, di non marciare compatta, di non impegnarsi per colmare le disuguaglianze, determinando così una perdita di fiducia nei singoli Paesi. Eppure, andando a votare, i cittadini possono cercare di riprendere il controllo e contribuire a dare una sterzata nella direzione preferita. Il primo appello, dunque, che si unisce a quello lanciato dal Parlamento europeo dal titolo #stavoltavoto, è a recarsi alle urne. Non solo, ma anche ad impegnarsi a convincere altre persone ad andare a votare, perché l’Unione europea riguarda ciascuno di noi.
Presentata venerdì mattina a Roma, la proposta di Retinopera, “i 6 punti dell’Europa che vogliamo” (differente dal progetto “L’Italia e l’Europa che vogliamo” di Antonio Tajani) vuole arrivare a tutti gli italiani e anche oltreconfine attraverso le ramificazioni delle varie organizzazioni promotrici. Quella che dobbiamo affrontare – ha affermato David Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, – è una sfida istituzionale per la quale bisogna avere idee e coraggio, nonché capacità di promuovere iniziative politiche e di ascoltare i bisogni delle persone.
6 i punti ritenuti fondamentali per favorire uno sviluppo positivo dell’Europa, che si vuole democratica e partecipativa, solidale e accogliente, consapevole del valore umano del lavoro, della necessità della promozione della cultura, della scienza e dell’arte, di uno sviluppo sostenibile e di un’economia integrale, che sostenga il Terzo Settore, l’associazionismo e la gratuità.
Serve innanzi tutto, ha affermato Matteo Truffelli, presidente dell’Azione cattolica, un’Europa più coesa, responsabile, che risponda ai suoi cittadini con più democrazia e maggiore coinvolgimento razionale ed emotivo. Un’Unione che metta al centro i popoli, tenendo conto delle aspirazioni, dei sogni, dei drammi delle persone e delle comunità, nella quale la sovranità condivisa appartenga alla gente.
Il punto 2, illustrato da Filippo Sbrana della Comunità di Sant’Egidio, è un appello ad un’Europa della fraternità, solidale e accogliente, rispettosa dei diritti umani, contraria alle discriminazioni, che non dimentichi la responsabilità morale dell’Ue e lavori per una politica comune di accoglienza ed integrazione.
Al terzo punto, ha affermato Maria Pangaro del Movimento cristiano lavoratori, si chiede che l’Europa metta al centro la dignità del lavoro e della persona e promuova un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale.
Il quarto punto, chiede la promozione della cultura, che – ha affermato Carla Collicelli del Masci– è fondamentale per valorizzare le tradizioni di ciascun Paese e i diversi patrimoni artistici, culturali e storici, orali e scritti. «Non c’è identità collettiva- ha commentato – senza una cultura comune» e, in questo, il tema dell’educazione diventa fondamentale per la costruzione di un’Europa che rispetti le differenti espressioni sociali e religiose e rafforzi la generatività di processi culturali centrati sul dialogo.
L’economista Leonardo Becchetti (Comunità di vita cristiana, Cvx) ha invece parlato della necessità di uno sviluppo sostenibile e di un’economia integrale. La società della rabbia e del conflitto, ha affermato, oltre a distruggere umanamente le persone sta distruggendo le risorse. «Noi cattolici vogliamo stimolare e animare culturalmente la società perché abbiamo bisogno di costruire un modello diverso». C’è bisogno, ha spiegato, di difendere la dignità dei lavoratori, che potrebbero essere sostenuti con un’ecotassa sociale. Ognuno deve fare la propria parte, per promuovere un’Europa sempre più protagonista a livello globale. Dunque, che “Nessun dorma” al momento del voto, ma anzi ciascuno vada a votare per rafforzare la comunità europea.
Infine, sesto ed ultimo punto, si chiede la promozione del mondo dell’associazionismo e di quanti operano in modo gratuito per il bene comune e il Terzo settore. Servono, ha commentato Stefano Tassinari, vicepresidente delle Acli, strumenti innovativi e una progettazione collettiva, che consenta a tutte le organizzazioni – e non solo a quelle che fanno riferimento a determinate lobby – di farsi sentire e di essere sostenute a livello europeo. Serve una sorta di “social compact”, che sul modello del fiscal compact, fissi dei paletti, ma per promuovere la crescita, l’occupazione e la giustizia sociale.
«Questo – ha affermato il giornalista Piero Badaloni, che ha moderato il convegno – è un momento delicato, fondamentale», nel quale serve un contributo di testa e non di pancia da parte di ciascuno. La comunicazione è fondamentale nella strategia per la costruzione del consenso. Quindi, quando prevale la demagogia, quando vengono diffuse fake news, notizie false, bugie, bisogna affrontare e contrastare, con la necessaria preparazione, chi vuole condizionare le coscienze di chi è poco informato, dunque manipolabile, e non capisce quanto sia importante questa fase storica per il futuro della nostra comunità. Una comunità che vive attraverso il dialogo e il confronto civile non basato sul populismo.
La strada per aumentare la partecipazione, ha aggiunto Badaloni, è il voto, che servirà a rinforzare l’Europa. Siamo ad un bivio: c’è chi vuole un’Europa dei popoli e chi un’Europa degli Stati, ma quest’ultima, promuovendo i nazionalismi, non potrà che indebolire l’Unione europea.
FONTE: CITTÀ NUOVA
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