Fadi Chehadé: dal Convegno “Co-governance. Mutual Responsibility in Cities Today” al Report del Gruppo di lavoro ONU sulla Digital Cooperation

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<p>Visiting Professor all’<a title=Istituto Universitario Sophia, Fadi Chehadé dal prossimo autunno curerà con Sophia Global Studies un nuovo progetto nel settore dell’infosfera “A platform for a human-centric digital age”. Già presidente e CEO di ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, uno dei principali enti responsabile della governance dello spazio digitale a livello mondiale), Chehadé è membro del High-level Panel on Digital Cooperation istituito nel luglio 2018 dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, ed è consulente del World Economic Forum’s Center for the Fourth Industrial Revolution.

Sono numerosi i punti che suggeriscono la forte prossimità di Chehadè con Sophia, fino alla recente condivisione di alcuni temi del suo impegno professionale e delle sue ricerche. Una prima occasione è stato il Convegno internazionale che si è svolto nel gennaio 2019 a Castel Gandolfo (Roma) dal titolo “Co-governance. Mutual Responsibility in Cities Today” [1], quando ha guidato il dialogo sul ruolo delle città e dei cittadini in quanto attori centrali dello spazio digitale[2].

E’ stata una delle sezioni più interessanti del programma, in un tempo in cui l’umanità dispone di più di 25 miliardi di dispositivi connessi attraverso Internet e la vicenda di Cambridge Analytica ci dice che non abbiamo visto che l’inizio della storia… Difficile trascurare che una personalità che è tra i massimi esperti in global digital governance abbia sostenuto con determinazione la necessità di forme di governance collaborativa anche in questo settore, in cui abbiano voce non solo le istituzioni politiche deputate al governo dei processi, ma gli attori collettivi, economici e culturali, i gruppi di cittadini, le categorie professionali.

Chehadé, che solo qualche anno fa aveva saputo assicurare che la Rete restasse una sul pianeta nel momento in cui tensioni esterne sembravano prevalere, ha portato ragioni precise. Mentre ci sforziamo di affrontare uno sviluppo tecnologico impressionante che non siamo ancora in grado di misurare né quantitativamente né qualitativamente, su un punto almeno dobbiamo arrivare a metterci d’accordo (riportiamo le sue parole in inglese): “We don’t want smart cities, we want living cities”. Città vive, in cui la dimensione intelligente (smart) che può facilitare la qualità della vita delle persone, non può venire in primo luogo dal numero delle connessioni digitali, ma da una socialità viva e pulsante, dove l’umanità si esprime nell’incontro concreto e quotidiano delle persone e dove la tecnologia (con gli investimenti necessari) è supporto alla comunicazione.

Se il suo contributo ha tracciato un quadro di riferimento importante, a disposizione degli studiosi come dei policy innovators, a distanza di pochi giorni dal Convegno di Castel Gandolfo c’è stato un altro passo significativo. Sul blog della Blavatnik School of Government della Oxford University[3] si poteva già leggere un breve saggio firmato Fadi Chehadé e Nora Abusitta[4]:
DIGITAL NORMS. CO-GOVERNANCE SYSTEM FOR A TRUSTED DIGITAL WORLD[5]

La presentazione dell’argomento è di grande interesse. Dalla fondazione di Internet, esperti di policy tecnologica hanno dato progressivamente ordine allo spazio digitale, alla sua infrastruttura mondiale e alle sue reti logiche. Mancano ancora, però, norme essenziali che regolino tali sviluppi a livello economico e sociale, dove oggi, di conseguenza, pesa più che mai la carenza di visione. Al centro della proposta c’è un disegno coraggioso: riunire tutti i soggetti interessati – i governi, la comunità imprenditoriale, la comunità scientifica e pure la società civile – per creare una serie di norme e di protocolli regolativi superando il formato tradizionale del processo intergovernativo.

Il paper di Chehadé non è fine a se stesso; si inserisce piuttosto in una ulteriore cornice di alto profilo: il lavoro promosso dal Segretario generale delle Nazioni Unite che nel 2018 ha istituto il gruppo internazionale per la Cooperazione Digitale[6], chiamando anche Fadi Chehadé a farne parte. Lo scorso 10 giugno tale prestigioso panel ha prodotto il primo Report ufficiale: “The Age of Digital Interdependence[7]. E’ possibile ritrovarvi ancora una volta le qualità del lavoro di Chehadè, quando il sistema di co-governance è uno dei tre scenari di governo proposti per lo spazio digitale, (“Distributed Co-governance Architecture”, p. 25). Sarà questo il punto di partenza per le prossime consultazioni a livello internazionale che il Segretario generale ONU sta per aprire su questo cruciale tema, tanto legato alla crescita o alla diminuzione della qualità della vita individuale e sociale sul pianeta.

Daniela Ropelato



[1] https://www.co-governance.org/

[2] https://www.youtube.com/watch?v=3pRcfIVFL_Y

[3] http://blogs.bsg.ox.ac.uk/2019/02/01/digital-norms-co-governance-for-a-trusted-digital-world/

[4] Esperta di Internet governance, già Consigliere dell’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti presso gli Stati Uniti, e Presidente del settore Development and Public Responsibility Programs di ICANN, oggi lavora per Chehadé & Company e gestisce gli accordi di partenariato con il World Economic Forum.

[5] https://blogs.bsg.ox.ac.uk/wp-content/uploads/2019/02/DIGITAL-NORMS-Chehade-Abusitta-JAN19-1.pdf

[6] https://digitalcooperation.org/

[7] https://digitalcooperation.org/wp-content/uploads/2019/06/DigitalCooperation-report-web-FINAL-1.pdf