A ritirarlo Micheline Mwendike del Congo
“Arrivano molte cattive notizie dalla Repubblica Democratica del Congo, ma sono contenta oggi di condividerne con voi una buona. Andrò a Dakar a ricevere il Premio ‘Ambasciatore della coscienza’ che Amnesty International ha riconosciuto al nostro movimento Lucha. E’ vero, il cambiamento che sogniamo non è ancora arrivato e noi abbiamo sete. Ma ci arriveremo e questo premio è uno speciale incoraggiamento e una nuova responsabilità”.
Si apriva con queste parole, lo scorso 18 maggio, la mail inviata a docenti e studenti di Sophia da Micheline Mwendike, studentessa congolese di Sophia, giunta quasi al termine del corso di Laurea in Studi politici. E’ comprensibile la sua emozione se si pensa che, l’ultima volta che lo stesso premio è stato assegnato in Africa, a riceverlo era stato Nelson Mandela, nel 2006. Micheline, impegnata da anni con il Movimento Lucha/Lotta per il cambiamento, ha voluto ringraziare gli amici di Sophia “per avere contribuito direttamente o indirettamente”.
La cerimonia della premiazione si è svolta lo scorso 28 maggio a Dakar, in Senegal. Insieme al Movimento Lucha, sono stati insigniti del Premio Amnesty International 2016 “Ambasciatore della coscienza” anche Angélique Kidjo, musicista del Benin nota per il suo impegno civile, e altri due movimenti giovanili. «Il premio è indirizzato a personalità che hanno dato prova di coraggio in misura eccezionale per combattere l’ingiustizia. Angélique Kidjo e i giovani attivisti di “Y’en a marre”, di “Balai citoyen” e di Lucha si sono mostrati ardenti difensori dei diritti umani, che hanno messo le loro capacità al servizio del cambiamento» ha dichiarato Salil Shetty, Segreterio generale di Amnesty International.
Micheline è stata invitata a ritirare il premio a nome del suo Movimento per il contributo personale che vi ha dato fin dalla sua fondazione nel 2012. Lucha è un movimento di azione nato a Goma, nella regione orientale del Congo, al confine con il Ruanda, da giovani impegnati a ricomporre il tessuto mille volte strappato dei diritti, della giustizia e della dignità delle persone. In un quadro pieno di contrasti e incertezze, questi giovani sono convinti che il cambiamento debba partire dai congolesi stessi.
Il continente africano e in particolare la regione sub-sahariana sono tuttora segnati da guerre, terrorismo, epidemie, fame. La maggior parte delle vittime di tante tragedie sono gli stessi giovani, spesso reclutati a forza nei gruppi armati, costretti ad abbandonare la scuola, a lungo disoccupati anche dopo aver portato a termine lo studio. “Tuttavia sono proprio i giovani per primi a trasmettere speranza – aggiunge Micheline – lavorando per la riconciliazione nelle comunità divise. Con i giovani di Lucha ci interroghiamo su tanti aspetti della nostra identità, ma siamo convinti che le diversità culturali non devono essere qualcosa che ci separa”.
In occasione del recente convegno internazionale “OnCity, reti di luci per abitare il pianeta”, promosso a Castelgandolfo all’inizio di aprile dai Focolari, Micheline era stata invitata a spiegare la condizione estremamente difficile del Paese: “Abbiamo dietro le spalle una notte profonda: la guerra, durata più di 20 anni, ha lasciato strascichi pesanti. I più giovani non sanno nemmeno cosa sia la pace, ma le nostre radici culturali esistono ancora, con tutta la loro bellezza. Possiamo ritrovare i legami che ci uniscono”.
Oggi, continua, “sono i giovani a sfidare la miseria che appare invincibile, ad avviare mille iniziative e i risultati sono sorprendenti nonostante i numerosi ostacoli. La felicità che nasce da quello che siamo e non da quello che abbiamo ci fa credere in un futuro migliore. Questa è la nostra ricchezza che penso dobbiamo condividere col resto del mondo”.
Fonte: http://www.iu-sophia.org/
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