di Giulio Meazzini
Il seminario tra politica, scienza e società civile, organizzato in Senato dal Movimento Politico per l’unità, a partire dalle sollecitazioni della recente enciclica Laudato Sì. Terra dei Fuochi, Taranto-ILVA, Collegato ambientale, TTIP. Le priorità e le emergenze
«Che dobbiamo fare? Che dobbiamo fare?». Don Maurizio Patriciello si torce le mani, mentre racconta degli ultimi funerali che ha officiato nella sua parrocchia per ragazzi colpiti da tumori, tutti riconducibili al terribile inquinamento di cui soffre la Terra dei Fuochi.
Nella sala del Refettorio a San Macuto, prestigiosa biblioteca del Senato a Roma, di fronte a politici, esperti e società civile, la sua voce disperata è risultata forte. A chi chiedeva se il fenomeno dei roghi stia diminuendo, don Maurizio risponde: «Ma come può diminuire? Se una piccola fabbrica lavora in nero, dove vuole che li butti i rifiuti?».
Non è da solo don Maurizio. Accanto a lui altri rappresentanti della società civile, come i coniugi Franco e Maria Barbati (Taranto) che portano la loro esperienza di resistenza civile ad una discarica che, dopo anni di inquinamento, non si riesce a chiudere definitivamente e mettere in sicurezza. Ordinarie storie di coraggio dei cittadini, lasciati soli da istituzioni preoccupate soprattutto di “non infangare” il buon nome del Paese (mentre la gente continua a morire).
Silvio Minnetti, del Movimento Politico per l’Unità, ha organizzato questo seminario pomeridiano (incastrato nel poco tempo che i parlamentari hanno disponibile durante le votazioni in aula), per riflettere sulle politiche ambientali in discussione in Parlamento: Terra dei Fuochi (il territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta), Taranto-ILVA, Collegato ambientale, TTIP, Trivellazioni. L’elenco è lungo. Il contesto valoriale su cui ci si muove è la recente enciclica Laudato Sì di papa Francesco, che mette ognuno davanti all’impegno (ormai indifferibile) richiesto da una “Ecologia integrale per la casa comune”.
Quello che colpisce, nel seminario, è la varietà di competenze e contributi che dialogano insieme, per cui si guarda al locale, alla sofferenza delle persone, e contemporaneamente non si dimenticano i grandi filoni (sociali, scientifici e filosofici) della discussione globale.
C’è la società civile: oltre a don Maurizio e ai conuigi Barbati, sono presenti Agostino Mazzella (scuola formazione politica Ischia), Maria Chiara Cefaloni (Cantiere legalità), Debora Degl’Innocenti (CIHEAM), Cinzia Scaffidi (Slow Food Italia), Monica Di Sisto (Fairwatch), Nino Gentile (Comunione e diritto). Tre esperti portano il punto di vista dell’ecologia, Luca Fiorani (Enea), della sociologia, Gennaro Iorio (univ. Salerno), della filosofia, Claudio Guerrieri (già docente Issr Pul).
E ci sono soprattutto i politici, che non si limitano ad offrire il loro punto di vista in una tavola rotonda più o meno asettica, ma si siedono ad ascoltare le voci e gli appelli della società civile, facendosi interpellare in prima persona. Tra gli altri, hanno offerto il loro contributo gli onorevoli Miriam Cominelli (Pd), Antonio Palmieri (Fi), Enrico Borghi (Pd), Stefano Fassina (Si) e Paolo De Castro (Pd – in video). Dalla regione Campania è arrivato il consigliere Francesco Borrelli (Verdi).
3 ore intense di discussione davanti ad una sala attenta e con una diretta streaming che ha permesso a tanti di partecipare anche da lontano. Un’occasione preziosa per conoscersi di persona, incoraggiarsi a non mollare, scambiarsi impegni e numeri di telefono per una contaminazione sociale e politica che porterà sicuramente risultati concreti.
fonte: Città Nuova
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